Instant Warhol, le polaroid di Warhol a Milano alla Tommaso Calabro

In copertina: Andy Warhol, Self-Portrait in Fright Wig, 1986, polaroid. Opera unica. Collection of the Artist and The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts to Jack Shainman Gallery and Hedges Projects

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La Galleria d’Arte Tommaso Calabro ospita, dal 7 settembre al 23 ottobre, Instant Warhol, una raccolta di fotografie e Polaroid che Andy Warhol ha realizzato negli ultimi vent’anni della sua vita. Un’occasione per approfondire di un aspetto meno noto ma allo stesso tempo integrante della pratica e del vissuto personale dell’artista più iconico del ventesimo secolo.

La mostra è organizzata in collaborazione con James R. Hedges, IV, oggi ritenuto il più importante collezionista privato di fotografie di Andy Warhol al mondo.

Andy Warhol e la macchina fotografica. Foto che si fanno opere d’arte, mezzi di sperimentazione e documentazione biografica

Andy Warhol è stato il creatore di alcune delle immagini più riconoscibili della cultura occidentale, sperimentando una varietà di media. La fotografia però, si è rilevato un mezzo naturale per un artista la cui ricerca era incentrata sull’annullamento della presenza dell’artista, l’oggettificazione del soggetto e la spogliazione dell’opera d’arte dall’intenzione autoriale.

Instant Warhol mostra Milano
Andy Warhol, Halston in a limo, 1979, Stampa alla gelatina d’argento. Collection of Pat Hackett and Hedges Projects

Un processo di “annullamento” che permette allo stesso tempo di guardare direttamente con gli occhi di Warhol  attraverso l’obiettivo della fotocamera, visualizzandone il gesto dello scatto. Gli scatti presentati in Instant Warhol sono opere che rivelano una visione profondamente personale della realtà, mostrando come l’artista si sia rapportato sia al glamour che all’ordinarietà del mondo che lo circondava. Warhol utilizza la fotografia sin dalle prime fasi della sua carriera, quando era solito appropriarsi di scatti pubblicati su riviste e pubblicità, e trasmesse dai media per creare serigrafie che sono entrate a far parte del canone della storia dell’arte.

Ovunque andasse, portava con sé una Polaroid, sua compagna instancabile, che egli definì come “una buona ragione per alzarsi dal letto la mattina.” Nel 1971 Warhol inizia a utilizzare la Polaroid Big Shot, un’economica macchina fotografica istantanea a fuoco fisso che rivoluziona la sua produzione. Progettata per realizzare ritratti, la Big Shot sintetizzava perfettamente in un unico oggetto le due principali linee di ricerca di Warhol: la sua ossessione per la celebrità e la produzione in serie dell’opera d’arte. Durante una seduta media Warhol scattava decine di Polaroid, per poi selezionarne una da utilizzare come immagine di partenza per la realizzazione di ritratti-serigrafie di grande formato.

Instant Warhol. Il ruolo cruciale della fotografia nella produzione di Warhol e per la definizione dell’estetica Pop

La mostra alla Galleria d’Arte Tommaso Calabro raccoglie una selezione di Polaroid e stampe alla gelatina d’argento in cui compaiono amici della cerchia di Warhol, star del cinema, celebrità e membri del jet set internazionale.  L’imprenditore Gianni Agnelli, l’attrice Bianca Jagger, la cantante Grace Jones, e i fashion designer Halston, Gianfranco Ferrè e Diane von Furstenberg. Sono inclusi in Instant Warhol alcuni autoritratti dello stesso Warhol, in cui l’artista compare truccato da drag queen o con indosso la sua leggendaria parrucca bionda.

Instant Warhol mostra Milano
Andy Warhol, Bianca Jagger in black coat in Hotel Room, 1979, stampa alla gelatina d’argento. Collection of Pat Hackett and Hedges Projects

L’esplorazione dell’artista sull’identità di genere è esemplificata da un gruppo di Polaroid dalla serie esplicita Sex Parts and Torsos, in cui compaiono parti nude del corpo maschile all’altezza della vita, e dalla serie Ladies and Gentlemen, commissionata dal mercante d’arte torinese Luciano Anselmino nel 1975. Anselmino richiese a Warhol 105 dipinti di uomini travestiti, ma l’artista ne realizzò oltre il doppio basandosi su circa cinquecento Polaroid di quattordici drag queen nere e ispaniche reclutate nelle strade del West Village, nei dintorni dei Chelsea Piers e in bar come il Gilded Grape a Hell’s Kitchen. Infine, alcune Polaroid raffiguranti banane, scarpe e frammenti di vita cittadina rivelano l’ampio spettro di soggetti con cui Warhol interagiva attraverso la macchina fotografica.

Per Warhol le fotografie sono opere d’arte, mezzi di sperimentazione e di documentazione biografica, mentre la fotocamera era il suo personale dispositivo di registrazione del mondo esterno. La varietà dei soggetti, che Warhol oggettizzava, rendeva glamour, eroicizzava e sui cui ironizzava, rivela la sua fascinazione per la fama e l’identità di genere, la sua concezione di amicizia e collaborazione, così come l’indagine continua sui concetti di originalità e paternità dell’opera d’arte. La mostra vuole sottolineare il ruolo cruciale che la fotografia ha avuto nel lavoro e nella vita di Warhol per la definizione di un’estetica distintamente Pop.

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