San Pietro di Edoardo Tresoldi: presentato il modello dell’opera per Bari

In copertina Foto di Roberto Conte

É stato presentato ieri, giovedì 3 luglio, alla città, il modello in scala che l’artista Edoardo Tresoldi sta realizzando nell’area archeologica di San Pietro, a Bari vecchia, dopo aver vinto una gara internazionale bandita dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura – Puglia diretto dall’arch. Maria Piccarreta.

Centinaia le persone che hanno affollato la chiesa di San Francesco della Scarpa per ammirare il modello della monumentale opera destinata a cambiare non solo il borgo antico di Bari, ma anche lo skyline della città. Sentita e numerosa la partecipazione non solo dei rappresentanti istituzionali, ma anche dei cittadini, degli studenti del Liceo Artistico De Nittis-Pascali di Bari, dei ragazzi dell’oratorio della Cattedrale che hanno preso parte alla festa organizzata dal Segretariato in piazza San Pietro, un tempo scenario di fatti criminosi e di anni bui della città, ma oggi pronta a voltare pagina e a ritrovare la sua identità sospesa. Ad accompagnare la piacevolezza della serata, ‘annunciata’ dalla sfilata dei timpanisti dell’associazione culturale Timpanisti Nicolaus Barium   le musiche senza tempo della giovane band barese degli Swing 31. La serata è stata organizzata grazie al gentile supporto dell’impresa esecutrice COBAR spa.

San Pietro di Edoardo Tresoldi

San Pietro di Edoardo Tresoldi
ph Roberto Conte

L’opera di Edoardo Tresoldi, in fase di realizzazione per l’area archeologica di San Pietro a Bari, è il frutto del lavoro degli ultimi quattro anni e riprende il metodo costruttivo già adottato nel 2016 presso il Parco archeologico di Siponto (FG), attraverso l’utilizzo della rete metallica e lo studio della trasparenza.

La storia dell’area di San Pietro a Bari è una lunga sequenza di edifici e identità architettoniche in continua trasformazione. L’intervento artistico di Tresoldi parla di presenza e di assenza di ciò che rimane del punto più antico della città; una storia di eredità e metamorfosi in cui diverse costruzioni si sono susseguite nei secoli secondo cadenzati e ciclici passaggi di testimone.

Il progetto, che riprende i volumi architettonici che hanno caratterizzato l’area negli ultimi mille anni, segue le tracce delle testimonianze passate per dare forma a un nuovo e inedito spazio per la città, in continuità con il suo percorso di rinascita ed eredità simbolica significativa. L’intervento nel suo complesso esprime formalmente la stratificazione dei diversi periodi temporali che hanno interessato il sito, articolando un percorso progressivo di architetture racchiuse l’una nell’altra, la fotografia di un processo che rivela la natura eterogenea del patrimonio personale e collettivo.

La ricostruzione per Edoardo Tresoldi è intesa come un atto di rifondazione, grazie al quale la città si ridefinisce e si confronta tra archetipi, modelli del passato e sentire contemporaneo. Un nuovo edificio antico e attuale. Così San Pietro, con il suo passato tra edifici di culto e vocazione alla cura, sembra, secondo l’artista, interrogare il nostro tempo sul senso del sacro e sul significato di dare forma a un tempio.

I temi del sacro e del tempio nella riflessione di Tresoldi si esprimono nell’atto stesso di tracciamento del perimetro e di costruzione delle pareti dell’edificio. Nel cuore dell’intervento, per le pareti della chiesa più antica, l’artista utilizza inerti, materiali di scarto provenienti dalle demolizioni di edifici urbani contemporanei del territorio barese, rimettendoli in circolo e ampliando la riflessione alla materia di cui è fatta la città.

Realizzare nuovi dialoghi espressivi con la stessa sostanza del luogo permette alla memoria collettiva di interpretare le tracce della cultura materiale locale e di catalizzare livelli di lettura inediti all’interno di uno spazio costruito operativo e vivente, continuando a scriverne le memorie.

Cenni storici sul sito archeologico e il percorso seguito da Tresoldi per ideare l’opera

ph Roberto Conte

L’intervento dell’artista si esprime in un’opera intesa come il culmine di un percorso di studi e ricerche archeologiche condotte, sin dagli inizi del secolo scorso, dal Ministero della Cultura, committente del progetto di valorizzazione. Grazie alle campagne di scavo succedutesi a più riprese (l’ultima delle quali conclusa a maggio 2024), oggi sappiamo che il sottosuolo del sito racchiude una stratificazione ininterrotta di quasi quattromila anni di storia che, a partire dall’Età del Bronzo (II millennio a.C.) raggiunge, pressoché senza soluzione di continuità, gli anni ‘60 del Novecento.

Per restituire alla comunità un’area che costituisce la radice più antica intorno a cui Bari si è nei millenni accresciuta ed estesa, il Segretariato regionale del Mic ha messo a punto un progetto di valorizzazione che, sulla base dei risultati delle ricerche archeologiche, prevede la ricostruzione in chiave artistica dei volumi degli edifici esistiti nel sito a partire dal Medioevo.

A Bari, Edoardo Tresoldi è stato chiamato a confrontarsi con un contesto archeologico pluristratificato molto più complesso da restituire, rispetto a Siponto, in quanto l’area di San Pietro, nel corso dei millenni, ha attraversato diverse fasi di vita, di destinazione d’uso, di strutture ed edifici. Nelle fasi più recenti, e pertanto meno compromesse da interventi successivi, l’area ha accolto un luogo di culto cristiano risalente all’Alto Medioevo, rimasto per secoli in uso con successive modifiche e ampliamenti: tra XI e XII secolo fu ricostruito in forme romaniche assumendo una pianta triabsidata, ridisegnata nel ‘400 all’atto della costruzione dell’attiguo convento francescano, cui apparteneva il chiostro rimasto sino a oggi l’unica testimonianza dell’antico monumentale complesso. Agli inizi del ‘600 la chiesa è stata notevolmente ampliata, assumendo impianto ad aula unica, e poi nell’’800 l’intero complesso è stato trasformato in edificio civile e adibito a varie funzioni, culminate con la destinazione a Ospedale Consorziale, un luogo di cura demolito nel 1969 a seguito degli ingenti danni riportati durante la II Guerra Mondiale.

Il bombardamento tedesco del porto nel 1943, e poi, nel 1945, e l’esplosione del piroscafo americano Charles Henderson carico di esplosivo, ormeggiato lungo il molo che fronteggiava San Pietro, hanno gravemente compromesso l’edificio rendendone necessario l’abbandono e segnandone la fine. Il complesso è stato demolito nel 1969 ma, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, l’area è rinata come sito archeologico e ha fornito agli studiosi una messe di dati che hanno consentito di ricostruire le origini e la lunga sequenza di fasi di vita della città che in quel luogo è sorta e si è stratificata. Nell’immaginario degli abitanti di Bari vecchia, la memoria legata all’ospedale e alle antiche strutture sacre una volta esistenti, è rimasta viva nei ricordi, negli aneddoti, nelle leggende urbane, testimoni di un legame profondo e sentimentale tra la comunità e i resti di San Pietro.

Il progetto di Edoardo Tresoldi, prendendo le mosse dai dati archeologici forniti dalla Direzione Lavori per orientare la ricostruzione, si è nutrito anche delle narrazioni fornite dall’immaginario di comunità che ha portato l’artista a chiedersi cosa abbia significato davvero quel luogo per Bari e per la sua gente nel corso dei secoli. Analizzando planimetrie, rilievi, mappe, relazioni di scavo, documenti d’archivio, storie e racconti, l’artista ha avvertito che al centro di tutto sopravvive, nel terreno, nel toponimo e nell’immaginario comune, la memoria della Chiesa e del culto dedicato a San Pietro. Il sentire dell’artista ha così interpretato poeticamente le direttive della direzione lavori, ideando una installazione che restituirà al luogo forma e anima.

Redazione
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