Sessanta anni di pittura di Sergio Ceccotti a Roma

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Dall’11 settembre al 14 ottobre 2018 il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita la mostra Sergio Ceccotti. Il romanzo della pittura 1958-2018. 40 opere, allestite nello Spazio fontana, seguendo un ordine cronologico, ripercorrono il personale “romanzo della pittura” lungo sessant’anni di attività, dal 1958 al 2018, di Sergio Ceccotti, fortunato antesignano della figurazione italiana contemporanea, lungimirante erede della metafisica dechirichiana e del realismo magico.
Dai primi dipinti della fine degli anni Cinquanta dalle suggestioni neocubiste a quelli della prima metà degli anni Sessanta nei quali riecheggia potente l’espressionismo tedesco, la mostra prosegue con gli intensi lavori dei decenni successivi immersi in quello che potrebbe essere chiamato realismo ceccottiano. 

Sergio Ceccotti: sottili malvagità ed inquietanti enigmi in vedute cittadine e interni borghesi

Una visione pittorica colta, raffinata e originale che distilla spunti della storia dell’arte, che impiega artifici retorici del cinema alla Hitchcock, del fumetto, come Diabolik delle sorelle Giussani, della fotografia, del fotoromanzo e della letteratura di genere, dal racconto poliziesco alla Hammett o alla Chandler, alla narrativa di autori contemporanei come Georges Perec, Patrick Modiano, Antonio Tabucchi o Paul Auster. Nei dipinti di Ceccotti si rinnovano anche gli spunti dei rebus o meglio, dei disegni dell’illustratrice della Settimana Enigmistica Maria Ghezzi.
Ceccotti, come il disegnatore di Peter Greenaway ne I misteri dei Giardini di Compton House o come il fotografo di Blow-Up di Michelangelo Antonioni, rivela le sottili malvagità celate nelle sue apparentemente tranquille vedute di città, nei suoi paesaggi urbani, e forse altre scomode verità potrebbero venire alla luce se fossimo capaci di trovare il codice che governa i suoi articolati e quasi beffardi rebus dipinti.
Un repertorio iconografico che rappresenta il “mandante” di alcuni particolari “raccapriccianti” della figurazione di Sergio Ceccotti, in cui inquietanti enigmi si nascondono al di là di porte e finestre, scale e corridoi di asettici appartamenti borghesi  o di modeste camere d’albergo. Spazi quasi sempre anonimi, ma al tempo stesso altamente simbolici che, per la presenza di indizi talvolta allarmanti, sembrano precedere o seguire di un attimo un dramma che, con sapiente regia, è precluso allo sguardo dello spettatore che può solo immaginarlo.

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