Dal 7 luglio al 30 settembre la Certosa di San Giacomo a Capri ospita un’installazione inedita di Jan Fabre. La mostra, dal titolo Homo aquaticus and his planet è promossa dalla Direzione regionale Musei Campania e realizzata dallo Studio Trisorio, con il patrocinio della Città di Capri.
16 sculture in marmo di Carrara e marmo nero del Belgio a cui l’artista ha lavorato negli ultimi quattro anni. Le opere, che sono installate nella chiesa del complesso trecentesco, sono ispirate al rapporto tra l’uomo e i misteriosi abissi marini, all’acqua come elemento vitale e originario.
Homo aquaticus and his planet, l’acqua come elemento originario dell’essere umano nella ricerca di Jan Fabre
Due figure in muta da subacqueo alludono al desiderio di conoscenza dell’essere umano; alla propensione verso quel “tuffo nell’ignoto” che ci spinge da sempre ad esplorare mondi sconosciuti. In una sorta di immersione nella sua immaginazione, Jan Fabre fa emergere curiosi esseri ibridi con corpi da pesce e volti umani adagiati su dei cervelli, perfettamente dettagliati.
Protagonista di questa installazione è proprio l’organo sede del pensiero, che i due sub sembrano aver appena portato a galla dalle profondità del mare. Da oltre vent’anni Fabre riporta nel suo universo artistico – disegni, sculture e film-performance – la sua ricerca sul cervello umano, che svolge confrontandosi con scienziati esperti in biologia e neuroscienze.
L’Homo aquaticus riprende la visione del grande oceanografo francese Jacques Cousteau, che aveva immaginato un’evoluzione volontaria dell’uomo verso la vita sott’acqua; in parte per adattamento naturale e in parte con l’intervento della tecnologia. Ispirato dagli studi sullo “Human fish”, Fabre cerca di immaginare l’anello mancante nell’evoluzione dell’uomo dal mare alla vita sulla terra. Lo fa concependo nuove metamorfosi da uomo a pesce e viceversa.
Nel monastero piĂą antico dell’isola, un luogo spirituale immerso in una natura di luce e acqua dal forte senso cosmico, questa installazione di Jan Fabre ci ricorda che, in fondo, una persona che nuota sott’acqua torna un po’ da dove è partita; dove è iniziata e continua a rigenerarsi la sorgente della vita.