Bénédicte Peyrat, prima personale a Milano da RIBOT Gallery

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RIBOT Gallery presenta a Milano Ecco, faccio una cosa nuova, prima personale in galleria dell’artista francese Bénédicte Peyrat; dall’8 marzo al 6 marzo 2023.

Un versetto biblico tratto dal Libro del profeta Isaia, qui ripreso non senza una velata ironia, è usato come titolo del nuovo progetto espositivo della pittrice, che attraverso le sue opere si interroga sul valore della memoria e sul concetto di novità connesso a una pratica antica come quella del dipingere.

Bénédicte Peyrat trasforma gli spazi di RIBOT intervenendo sulle pareti con wall paintings e tele

Bénédicte Peyrat trasforma l’intera galleria in un vero proprio environment, intervenendo direttamente sui muri che divengono supporto dei wall paintings eseguiti ad acquerello. Questi sono al contempo opera e sfondo, poiché al di sopra vengono successivamente allestiti una serie di lavori ad acrilico su tela.

Bénédicte Peyrat mostra ribot gallery
Bénédicte Peyrat, Il sogno e la giustizia, 2018, acrilico su tela, cm. 130×110

Prende vita così un ambiente costruito attraverso due modi di vivere e intendere la pittura completamente diversi. Il primo, più immediato e istintivo, privo della possibilità di un ripensamento e connesso ad una visione quasi ancestrale della creazione artistica. Il secondo, legato ad immaginario più classico e a un’idea più meditativa del dipingere che implica addirittura la possibilità di rimanere anni intorno all’esecuzione di un quadro.

I motivi dei wall paintings sono tratti da schizzi “veloci” e pieni di luce realizzati nei mesi estivi e autunnali appena trascorsi, opere caratterizzate dall’utilizzo di colori tenui e di forme dai profili labili, dipinti dotati di una libertà espressiva unica che si dissolve nella materia. I quadri sembrano invece appartenere ad un altro mondo, capace di riecheggiare la nobile tradizione della grande pittura europea: dalla scuola veneta rinascimentale, fino al Romanticismo francese.

Soggetti delle tele sono i caratteristici personaggi bizzarri e quasi metamorfici ricorrenti nell’iconografia dell’artista, unitamente a oggetti o animali simbolici posti in relazione alla figura senza un nesso apertamente dichiarato. L’ambientazione nella natura dell’immagine, anch’essa tipica, è l’espediente che contribuisce a conferire alla composizione un lirismo unico.

Quello che le pennellate restituiscono è la materializzazione di un locus amoenus ove la concezione del tempo e dello spazio si smarrisce. Lo stesso senso di straniamento, mai respingente, anzi piuttosto attrattivo, si ritrova nello special project realizzato per la galleria: una serie acquerelli su carta inediti ove la figurazione ancora una volta è visionaria e non imitativa e dove la luce costruisce la forma.

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