Smartify: finalmente una app che aiuta a riconscere le opere d’arte

Manca pochissimo all’uscita di Smartify la nuova app che riconosce le opere d’arte. Unirà Spotify e Shazam, due tra le più note app per la musica, e rivoluzionerà il mondo dei beni culturali.

L’utente avrà la possibilità di creare una propria galleria personale e la app consentirà il riconoscimento automatico delle opere d’arte La nuova app è stata studiata per le piattaforme ¡OS e Android da un team che ha come cofondatore il greco Thanks Kokkiniotis.

Smartify ha in realtà degli antecedenti. In particolare un anno fa il tedesco Magnus Resch ha sviluppato una app, Magnus che consente il riconoscimento di opere anche recenti esposte nelle gallerie così da permettere ai potenziali acquirenti di avere informazioni sui pezzi esposti, dai prezzi e ai passaggi in asta.

La sostanziale differenza con la app in uscita a maggio sta nella finalità non commerciale di Smartify. Quest’ultima infatti oltre a costituire un importante database, suggerisce capolavori all’utente per allestire un suo museo immaginario. Anche Google ha studiato un suo sistema di Art Recognizer.

Smartify una nuova frontiera per i beni culturali

Per ora la banca dati sarà limitata alle opere appartenenti a quattro grandi musei aderenti all’iniziativa, ma promette di espandersi attraverso altre influenti collaborazioni. I protagonisti attualmente sulla scena sono: il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, il RijksMuseum di Amsterdam e la Wallace Collection di Londra.

La tecnologia si mette quindi al servizio della storia dell’arte e dei visitatori reali e virtuali. Un osservatore potrà conoscere in tempo reale autore, titolo, data di esecuzione e tecnica di un’opera e qualsiasi altra informazione, sia che egli si trovi materialmente di fronte ad essa o che ne stia guardando una riproduzione su un volume o su una rivista.

Oltre a soddisfare la curiosità fornendo i dati di un’opera, con la nuova app i dati ottenuti potranno essere salvati e andare a costituire un personale archivio sempre consultabile. Il museo immaginario teorizzato da Malraux diventa quindi digitale e in parte ‘suggerito’. Smartify infatti valuterà i gusti dell’utente consigliandogli sempre nuovi contenuti.

L’uso di questa app inoltre sembra accompagnarsi alle ultime tendenze della museologia contemporanea. I pezzi esposti nelle mostre più recenti spesso infatti non sono accompagnati da didascalie principalmente per due motivi.

In primo luogo, le opere non sono solo quadri o sculture tradizionali, ma comprendono installazioni e performance; in oltre oggi si predilige un certo minimalismo per quanto riguarda le scelte museografiche.

Leggi anche: #ScrollTheExhibition: la Galleria Nazionale di Roma apre alle mostre virtuali su Instagram