Mathera, il docu-film che celebra la Capitale Europea della Cultura 2019

Arriva nelle sale il 21, 22 e 23 gennaio il documentario Mathera, terzo appuntamento della stagione de “L’Arte al Cinema” distribuita nei migliori cinema italiani da Magnitudo Film con Chili. Ispirandosi al più puro dei filoni documentaristici, quello delle city symphonies, Mathera vuole essere un’ode alla città, una cornice che racchiude i volti, gli scorci e i profumi della città Patrimonio UNESCO e Capitale Europea della Cultura 2019.

Il documentario Mathera diretto da Francesco Invernizzi, racconta del riscatto e della rinascita di Matera, dalle sue origini ad oggi. Un viaggio attraverso la memoria e aneddoti, passando per i ricordi di quando venne definita “vergogna d’Italia” a causa delle condizioni di miseria e arretratezza in cui la sua gente viveva nei Sassi sino ai giorni nostri. La città, divenuta una delle mete turistiche più desiderate d’Italia, si trova al centro di un territorio estremamente dinamico dove tradizione, scienza e tecnologia consentono un viaggio tra ilpassato, il presente e il futuro dell’intera umanità. Il documentario propone una riflessione sulle bellezze e sulle potenzialità di Matera rivelate dalle voci e dai volti dei suoi abitanti, dal sindaco Raffaello De Ruggieri al panettiere Massimo Cifarelli, dall’architetto Mattia Antonio Acito all’esperto Unesco Pietro Laureano, e ancora, dagli anziani dei Sassi ai muratori e molti altri. Testimonianze che saranno un ponte tra la storia passata, presente e futura di questa città, raccolte in un affresco corale unico nel suo genere reso possibile dalla tecnologia delle immagini in 8k.

Immagini fluide e aeree avvolgeranno e aiuteranno lo spettatore ad immergersi nell’atmosfera della città in un’esperienza estremamente empatica. Il fascino di Matera è quello della materia ancestrale: il tufo bianco delle facciate delle case nasconde l’entrata di stanze scavate nella roccia e abitate sin dalla preistoria, che fanno di Matera una delle tre città più antiche del mondo. La definizione ad 8K e l’elaborazione di immagini d’epoca inedite, indagano l’epoca dei monasteri, il momento del degrado che subì al pari di Roma, il progresso dell’acqua corrente che conobbe prima di Parigi e Firenze. La sua è una storia di un rinascimento, o meglio, di una resurrezione. Quelle abitazioni nella grotta, talvolta senza finestre, stanze buie e umide in cui uomini e animali condividevano lo spazio vitale, sono state svuotate a forza nel 1952, quando lo Stato Italiano ha deciso di scacciare e trasferire, in quartieri nuovi, gli abitanti dei Sassi, che vivevano in condizioni di povertà e malasanità estrema, emblema dell’arretratezza incredibile del meridione. Sono stati proprio quegli antri primordiali e disabitati a diventare chiave di volta della redenzione della città. Nel corso degli anni, i discendenti dei loro abitanti sono tornati a riabilitarli con caparbietà e riscattare le proprie origini. Gli edifici dei Sassi, così, sono diventati seconde case, laboratori, negozi, alberghi di lusso in cui si puòrivivere l’atmosfera dei tempi passati.