to the everyday miracle, personale di Corita Kent a Milano

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La galleria kaufmann repetto presenta to the everyday miracle a Milano personale di Corita Kent (1918, Fort Dodge – 1986, Boston). Sviluppata in collaborazione con il Corita Art Center di Los Angeles, la mostra è una retrospettiva dell’ intera opera di Corita, attraverso oltre 40 serigrafie e acquerelli, accompagnati da una selezione di materiali d’archivio dai primi anni ’50 fino alla sua morte nel 1986.

Suora cattolica per più di trent’anni, Corita Kent è stata un’artista, educatrice e sostenitrice di cause a sfondo sociale. Il suo lavoro riflette l’ascesa della Pop Art, il rinnovamento spirituale del Secondo Concilio Vaticano e l’attivismo politico degli anni ’60. Il suo personale e diretto attivismo la rese però non solo un bersaglio di critiche da parte del clero conservatore, ma ostacolò anche l’accoglienza della sua opera nei circuiti artistici.

Corita Kent kaufmann repetto Milano
Corita Kent, with love to the everyday miracle, 1967 @raufmannrepetto

to the everyday mirale, da suora cattolica ad artista di denuncia sociale e politica. L’opera di Corita Kent alla kaufmann repetto

Corita inizia a produrre le sue prime serigrafie all’inizio degli anni ’50. Influenzata dagli studi di arte medievale presso l’University of Southern California, le sue stampe consistevano in dense composizioni figurative su temi e iconografie religiose. L’incontro con la pittura dell’Espressionismo Astratto, la porterà progressivamente ad abbandonare le forme figurative a in favore di segni più astratti e, sul finire degli anni ’50, la Kent inizia ad incorporare citazioni da fonti bibliche e da rinomate figure letterarie, come Gertrude Stein, E.E. Cummings e Walt Whitman.

Sulla scia degli anni ’60, gli interessi di Corita Kent sono in continua espansione e le sue stampe riflettono influenze eterogenee, che includono la filosofia, la politica e la cultura pop. Proprio l’ascesa del Pop, nel 1962 Corita vede per la prima volta le Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol alla Ferus Gallery di Los Angeles,  la porta verso l’appropriazione di slogan e grafiche della cultura consumistica, non solo in ottica religiosa, ma anche a fini socio-politici.

Corita Kent kaufmann repetto Milano
Corita Kent, someday is now: the art of corita kent, 2015, installation view, pasadena museum of california art, pasadena @kaufmannrepetto

Con il passare degli anni, inoltre il suo lavoro diventa sempre più politico, spingendo l’osservatore a considerare temi come povertà, razzismo e ingiustizia; ma rivela anche la sensibilità dell’artista verso la crescente presenza e influenza dei mass media. Impiegando colori e composizioni audaci, immagini sempre più crude tratte dalla stampa, il le opere Corita si fanno apertamente più polemiche sul finire degli anni ’60.

Nell’estate del 1968, logorata dai conflitti con l’arcidiocesi e da un frenetico programma di mostre, insegnamento e conferenze per tutta la nazione, Corita Kent chiede la dispensa dai propri voti e si trasferisce a Boston. Influenzata dal nuovo ambiente e dalla vita come di artista indipendente, il suo lavoro si evolve verso uno stile più introspettivo a cavallo degli anni ‘70. Negli ultimi anni della sua vita, Kent ricorre più spesso alla pratica dell’acquerello, abbracciando nuovamente il gesto pittorico (come nei primissimi lavori degli anni ’50) e la propria sfera personale.

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