L’Urlo di Munch: 10 cose da sapere sull’opera

Foto di copertina: Edvard Munch, Public domain, via Wikimedia Commons

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L’Urlo di Munch è una delle opere più famose del mondo dell’arte. Realizzata dall’artista norvegese Edvar Munch tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, è in grado di esprimere un forte senso di disperazione.

Quadro Urlo di Munch

  1. L’opera. Come si evince dal titolo stesso, l’opera raffigura un soggetto intento a urlare. Un urlo che esprime disperazione sia nell’immagine, sia nei colori scelti. dall’artista. Sullo sfondo vi sono anche due soggetti dalle fattezze più umane e impassibili alla scena.
  2. L’idea. A mostrarci da dove arriva l’idea dell’opera è lo stesso Munch in un suo diario «Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania – con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava – si era immerso fiammeggiando sotto l’orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue – sezionato in strisce di fuoco – le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo – scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso – Esplodeva il rosso sanguinante – lungo il sentiero e il corrimano – mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente – ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo – i colori della natura – mandavano in pezzi le sue linee – le linee e i colori risuonavano vibrando – queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie – perché io realmente ho udito quell’urlo – e poi ho dipinto il quadro L’urlo.»
  3. L’analisi. L’opera rappresenta appieno la concezione triste e poco fiduciosa della vita di Edvard Munch. A darne conferma vi sono diversi particolari. Primo fra tutti il soggetto dalle fattezze poco umane e più simile a uno spirito visto il corpo ondulato. Da non sottovalutare l’utilizzo del colore scelto: toni accessi e dalle tinte molto forti come il rosso sangue e il nero. Infine l’eco dell’urlo, neanche fosse il protagonista di un cartone animato, è talmente forte che smuove, letteralmente tutto il paesaggio che lo circonda creando anche nel cielo un effetto ondulato, proprio come quello del soggetto in primo piano. Insomma. Nell’Urlo di Munch viene a mancare ogni segno di realismo e tutto, natura compresa, sono in funzione dello stato d’animo.
  4. Il richiamo. Una delle caratteristiche di Munch era il riprendere le stesse immagini diversificandole fino a che non si fosse esaurito il loro potenziale espressivo. La visione dell’Urlo in particolare, venne riutilizzata sia nel quadro “Disperazione” sia in “Angoscia” che “Sera sul viale Karl Johan” del 1894.
  5. Il successo. L’opera è certamente la più famosa di Munch tanto da essere considerata una delle più famose e note al mondo. Una delle tre versione venne addirittura battuta all’asta di Sotheby’s raggiungendo la somma record pari a 120 milioni di dollari.
  6. L’emoji munchiana. Il successo dell’opera di Munch è riscontrabile ancora oggi anche nella cultura di massa. Un esempio? Basta aprire la tastiera del proprio smartphone per riconoscere l’urlo di Munch tra le emoji più utilizzare di sempre, persino in versione gatto! L’importanza dell’urlo però non poteva certo soffermarsi alle emoji utilizzate sui social e nelle chat. Furono in molti a riprendere l’iconografica immagine, dal mondo del merchandising fino a locandine molto note come quella film Pink Floyd The Wall disegnata da Gerald Scarfe nel 1982.
urlo di munch
Edvard Munch, Public domain, via Wikimedia Commons

Urlo di Munch significato

7. Il significato. Come sappiamo la vita di Munch non fu semplice e diverse morti di cari a lui vicino, alcune anche in età molto giovane, lo segnarono per sempre. Attraverso la sua arte Munch ha provato a trasmettere un po’ del suo dolore e, forse, L’Urlo è quella che meglio lo rappresenta. Il significato dell’opera infatti vuole esprimere attraverso la scelta del soggetto e il colore uno stato d’animo che ha accompagnato per anni l’artista: la disperazione e la solitudine. Nell’opera infatti il vero senso non va ricercato tanto nel soggetto in primo piano ma più che altro nei due passanti sullo sfondo. Munch infatti vuole mostrare la sua totale sfiducia nel prossimo che, anche davanti a un urlo così disperato, resta impassibile e continua incurante la sua passeggiata come se nulla fosse successo.

8. Il “non ritratto”. Se è vero che l’opera rappresenta soprattutto lo stato d’animo dell’artista, dall’altra parte è chiaro che non siamo davanti a un suo autoritratto. Non solo una supposizione quindi ma una conferma soprattutto per la scelta di utilizzare un soggetto non ben definito e, come abbiamo detto, più vicino a uno spirito che a un essere umano. In secondo luogo il gesto dell’urlo è chiaro e rafforzato dalle mani che servono a coprire le orecchie non solo per non sentire sé stessi ma anche per non sentire il mondo circostante le altre urla. L’Urlo diventa così simbologia di un grido universale.

Urlo di Munch dove si trova

9. Le tre versioni. L’Urlo in realtà si inserisce in una serie di opere col medesimo soggetto. La prima risalente al 1893 è un pastello su cartone, la seconda, del 1895 è un pastello su tavola, mentre l’ultima è una tempera su pennello realizzata nel 1910.

10. Dove si trova. Ma dove è possibile osservare oggi l’Urlo di Munch nelle sue molteplici versioni? Come potrete immaginare, data l’esistenza del Museo di Munch, due delle versioni sono collocate proprio all’interno di questa galleria situata a Oslo mentre la seconda versione fa parte di una collezione privata.

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