Giacomo Balla, Bambina x balcone. La mostra a Milano

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In occasione dei 150 anni dalla nascita di Giacomo Balla la Galleria D’arte Moderna di Milano dedica un focus di approfondimento a una delle opere più importanti del pittore.

Bambina x balcone, capolavoro dell’artista, che segna il passaggio dalla produzione divisionista alle ricerche sul movimento che avranno pieno sviluppo nella fase futurista del pittore.

Giacomo Balla, Bambina x balcone. Un soggetto quotidiano che diventa studio del moto organico

Giacomo Balla mostra GAM Milano
Giacomo Balla, Bambina x balcone, 1912, Olio su tela, Milano, Galleria d’Arte Moderna, Collezione Grassi

Già Umberto Boccioni riconobbe nelle opere dipinte nel 1912 l’evidente svolta stilistica di quello che era stato a Roma il suo maestro. Scrisse infatti nel 1913 all’amico Gino Severini: “Ha cominciato quattro quadri del movimento (veristi ancora) ma incredibilmente avanzati e stranissimi a paragone di un anno fa. È stato due mesi in Germania e deve aver visto con intelligenza. Ci ammira e condivide le nostre idee in tutto […] ha una volontà quasi vergine e intatta e lo spettacolo della sua coraggiosa evoluzione ha commosso me e Marinetti”.

Al centro di queste opere di Giacomo Balla lo studio del movimento e in particolare del “moto organico”. La resa del movimento di un corpo, che include reazioni e contrazioni. Eseguito sul retro di una tela che reca un luminoso paesaggio risalente al 1897 circa, tuttora visibile, Bambina x balcone raffigura la figlia maggiore di Balla, Luce, mentre corre sul lungo balcone di casa.

Un soggetto apparentemente quotidiano che abbandona però qualunque descrizione dei particolari. La sensazione del movimento, infatti, è resa grazie alla ripetizione della figura secondo un preciso ritmo, che ne determina il movimento da sinistra verso destra. La compenetrazione con la ringhiera poi, unico riferimento ambientale, sovrappone le linee rette alla figura, amplificando il ritmo della sequenza, come suggerisce il titolo stesso.

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Anche la pennellata di  a tacche di colore pure sovrapposte accentua l’eliminazione dei contorni e conferisce quel senso di grande luminosità cromatica che caratterizza l’opera. L’utilizzo di colori vivaci e squillanti e la libertà di stesura sono sicuramente un’eredità della stagione divisionista, ma riflettono anche le sperimentazioni seguite al viaggio a Düsseldorf del 1912, quando Balla poté visitare diverse mostre in cui sono esposte opere fauves.

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