Steve McCurry, For Freedom. La condizione delle donne afghane in mostra a Palermo

In copertina: Una vedova costretta a mendicare esce da un ristorante dopo aver ricevuto del denaro da un benefattore. Maimana, Afghanistan, 1992. © Steve McCurry | Steve McCurry, Afghanistan

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Palazzo Reale di Palermo presenta al pubblico For Freedom, nuovo progetto autoriale di Steve McCurry. Il racconto fotografico di un dramma in pieno svolgimento; l’urlo di denuncia per i diritti delle donne afghane. Contro la libertà negata. Ingabbiate, invisibili. Gli sguardi raccontano un futuro che non esiste più.

La mostra, dal 29 marzo al 17 luglio 2022, è frutto di una collaborazione tra la Fondazione Federico II e il più celebre fotografo al mondo di reportage antropologico, Steve McCurry; che ha saputo raccontare l’Afghanistan negli ultimi quarant’anni «testimoniando le donne afghane tra violenze, miserie, speranze».

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Una donna dà da mangiare alle colombe davanti la Moschea Blu a Mazar-i-Sharif. La moschea è ritenuta così sacra che, secondo una leggenda, se una colomba con qualche macchia di colore tra le piume si avvicinasse alla moschea diventerebbe immediatamente di colore bianco puro. Mazar-i-Sharif, Afghanistan, 1991. © Steve McCurry | Steve McCurry, Afghanistan

Un ponte ideale verso il mondo afghano negli scatti di Steve McCurry

Col ritorno dei talebani nel 2021, le donne in Afghanistan hanno perso da un giorno all’altro ogni diritto allo studio e alla vita sociale; sono state bandite da ogni attività. Una tragedia che si perpetua quotidianamente, annullando qualsiasi forma di libertà di pensiero e di azione per tutte le donne e le bambine afghane.

Protagonista della mostra quindi è l’oltraggio morale all’Umanità. Una violazione dei diritti fondamentali che viene raccontata, e cristallizato, attraverso una narrazione fotografica densa di pathos ambientale e umano. La mostra gode, infatti, di un allestimento scenografico e site specific. Allestita in uno spazio emblematico del Palazzo Reale di Palermo, attraversato da migliaia di visitatori, gli scatti di Steve McCurry seguono concettualmente l’evoluzione della condizione della donna in Afghanistan.

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Ragazze che fanno il giocoliere per il Mobile Mini Circus. Kabul, Afghanistan, 2016. © Steve McCurry | Steve McCurry, Afghanistan

La narrazione della negazione di quella garanzia di libertà e di diritti per le donne afghane che sembrava conquistata

“Ci sono scatti che divengono voce, urlo, richiesta di aiuto – afferma Gianfranco Miccichè, presidente della Fondazione Federico II -. Dinnanzi ad essi non possiamo sottrarci al ruolo di testimoni. Affinché la nostra coscienza si interroghi su quelle atrocità, è fondamentale rievocare attraverso le immagini la dimensione di anelito di libertà e di riscatto sociale. Le fotografie di McCurry per noi rappresentano un ponte ideale verso il mondo afghano. Non a caso abbiamo dedicato a For Freedom un’area del palazzo che solitamente non viene utilizzata per le mostre”. 

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Coperte da capo a piedi nel tradizionale burqa, le donne in giro per compere a Kabul segnano il ritorno dell’Afghanistan al fondamentalismo islamico. Kabul, Afghanistan, 1992. © Steve McCurry | Steve McCurry, Afghanistan

“La mostra For Freedom – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – è la narrazione della negazione di quella garanzia di libertà e di diritti per le donne afghane che sembrava conquistata. L’unicità delle fotografie di McCurry rimbalza continuamente tra significati passati e presenti, tra le speranze e le libertà un tempo acquisite e le atrocità del presente. Davanti alle immagini e alle notizie drammatiche di questi mesi abbiamo colto il senso autentico della sua incredulità e abbiamo voluto offrire una mostra che desse voce alle donne dell’Afghanistan diventate nuovamente invisibili e senza identità”.

Ragazze a scuola a Kabul. I talebani hanno gravemente limitalo il diritto all’istruzione delle donne e delle bambine. Kabul, Afghanistan, 2002. © Steve McCurry | Steve McCurry, Afghanistan

L’esplorazione che McCurry offre nelle sue opere fotografiche sottende una complessa osservazione del mondo.  Una costante capacità di mettere a confronto Occidente e Oriente; di divulgare e denunciare gli atti frutto della crudeltà e dell’egoismo umani. Denunciare la coesistenza tra mondi liberi da un lato e sofferenze inenarrabili imposte a moltitudini indifese dall’altro.

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