Caravaggio: vita, misteri e opere del “genio maledetto” del ‘600

In copertina: Ottavio Leoni, Ritratto di Caravaggio, 1621 ca. Firenze, Biblioteca Marucelliana. Fonte Immagine: Wikimedia Commons

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Michelangelo Merisi da Caravaggio, noto come il Caravaggio, è stato uno degli artisti più rivoluzionari dell’Arte Moderna. Amato, acclamato e, al tempo stesso, osteggiato dai suoi contemporanei, Caravaggio cadde nel dimenticatoio per trecento anni fino alla ricoperta a meta del XX Secolo.

Una vita turbolenta, costellata di grandi successi e dolorose cadute. Costantemente alla ricerca di stabilità e protezione, migrando tra i principali centri del mediterraneo, fino alla prematura scomparsa nel 1610 all’età di 30 anni.

Caravaggio I Bari
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, I Bari, 1594. Kimbell Art Museum, Fort Worth USA. Fonte immagine: Wikipedia Commons

Luce e Naturalismo. Tecnica e Stile di Caravaggio

Alla fine del Cinquecento lo stile predominante, il Manierismo, era caratterizzato  dall’osservazione e dallo studio dell’arte classica mediato con lo sguardo della pittura tardo-rinascimentale. Tra tutti Michelangelo e Raffaello, ma anche Leonardo, Tiziano e Correggio. La tecnica pittorica di Caravaggio irrompe su questa scena stravolgendo, in parte, i canoni della pittura successiva.

Centro di questa rivoluzione è il naturalismo. Una lezione mediata dai pittori lombardi del ‘500, ma applicata dal Merisi con una dedizione magistrale. Soggetti e atmosfere crude, che si stagliano dal fondo grazie a spettacolari giochi di luce.  Giovani della strada, prostitute e vecchi mendicanti che vestono i panni di santi, angeli e madonne. Una scelta che mette da parte la bellezza idealizzata della Santità, puntando l’attenzione sulla quotidianità, non senza suscitare forti critiche. Una ricerca della verità che Caravaggio impiega anche nella rappresentazione della natura. Nelle sue nature morte, infatti, fiori, foglie e frutta sono rappresentati in tutte le fasi del ciclo vitale. Ne è un’esempio la Canestra di Frutta, che incarna al meglio questo rapporto di convivenza tra la vita e la morte.

Ma sono i contrasti di luce e ombra a rendere unica la pittura di Caravaggio, una luce radente che definisce le figure tridimensionalmente. Tra i primi artisti ad utilizzare il disegno dal vivo, infatti, il pittore lombardo era solito utilizzare lampade posizionate lateralmente alla scena per ottenne i suoi caratteristi effetti. Luce che, la maggior parte delle volte, riveste un ruolo da protagonista, rappresentando l’intervento divino o accentuando l’atmosfera drammatica.

Canestra di frutta
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Canestra di Frutta, 1599. Pinacoteca Ambrosiana, Milano. Fonte Immagine: Wikimedia Commons

Fatti, misteri e leggende sulla figura di Caravaggio

La vicenda umana dell’artista lombardo è stata caratterizzata da misteri, leggende e falsi miti che hanno, però, contribuito alla sua fama.

  • Dove è nato Caravaggio? Il primo mito da sfatare è proprio il luogo di nascita: Michelangelo Merisi infatti sembrerebbe essere nato il 29 settembre 1571 a Milano e non nel paesino vicino Bergamo dal quale prende il nome. Certo è invece che nel 1577 la famiglia abbia lasciato Milano, per sfuggire ad una epidemia di peste, tornando nel paese d’origine.
  • La formazione artistica. Caravaggio studia a Milano nella bottega di Simone Peterzano. Il pittore veneziano, massimo esponente del manierismo lombardo, avvicina il Merisi alla pittura di Tiziano (del quale di era allievo) e, in generale, ai maestri della scuola lombarda e veneta dai quali apprende la lezione naturalistica e la rivoluzione luministica. Arrivato a Roma, dopo il 1590, frequenta la bottega del Cavalier D’Arpino dove entra in contato con la pittura tardo-manierista romana. Di questo periodo sono il Bacchino Malato e il Fanciullo con la canestra di frutta oggi alla Galleria Borghese a Roma.

Caravaggio - conversione di San Paolo
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Conversione di San Paolo, 1601, Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma. Fonte Immagine: Wikimedia Commons
  • L’incontro con il Cardinale. Durante i primi anni romani dipinge principalmente ritratti e copie di devozione, vivendo in condizioni precarie. La fortuna arriva dall‘incontro con il Cardinale Francesco Maria del Monte che, ammaliato dalle doti pittoriche di Caravaggio, acquista alcuni suoi quadri, tra i quali I Bari, oggi al Kimbell Art Museum a Fort Worth.
  • Roma, la gloria e la fama. La nobiltà romana si appassiona subito alla pittura rivoluzionaria di Caravaggio e lui, per assecondare i gusti dei suoi nuovi committenti, muta il proprio stile. Da piccole tele e ritratti muta verso le gradi opere con gruppi di più personaggi descritti in episodi specifici. Di questo periodo è anche la prima commissione pubblica, due tele per la Cappella Contarelli, nella Chiesa di San Luigi dei Francesi. I dipinti raffigurano due episodi tratti dalla vita di San Matteo: la Vocazione e il Martirio.

“Ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna” – André Berne-Joffrey, Le Dossier Caravage

  • Opere rifiutate. Un secondo mito che ruota attorno alla figura del Merisi riguarda le opere rifiutate. Tre sono le più note: le prime versioni del San Matteo e l’Angelo (per Cappella Contarelli- Roma) e della Conversione di San Paolo (per Cappella Cerasi – Roma) e La morte della Vergine (per Santa Maria della Scala – Roma). In realtà, però, sarebbero in parte di falsi miti. Studi recenti, infatti, hanno dimostrato che per il San Matteo e l’Angelo si trattasse di una prima versione provvisoria da collocare nella Cappella durante i lavori di costruzione. Una soluzione che permetteva ai religiosi di officiare la messa in un ambiente decoroso e a Caravaggio di mettere in mostra le sue capacità. La sostituzione, con la tela tutt’ora nella cappella, sarebbe stata prevista fin dall’inizio e non dipenderebbe dalla posizione poco ortodossa assunta dal Santo. Stesso discorso vale per la Conversione di San Paolo, non rifiutata per l’eccessivo realismo ma sostituita per volere degli eredi a seguito della morte del committente Tiberio Cerasi. È vero invece che la magnifica Morte della Vergine, oggi al Museo del Louvre di Parigi, non sia stata apprezzata dalla committenza. Una pala ritenuta indecente dai Carmelitani Scalzi della Chiesa di Santa Maria della Scala. Eccessivamente realistica con la Vergine dal ventre gonfio e i piedi troppo in vista. La tela però è apprezzata da Rubens, che la acquista per Vincenzo I Gonzaga.
Morte della Vergine
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Morte della Vergine, 1604, Musée du Louvre, Parigi. Fonte Immagine: Wikimedia Commons
  • “Pittore Maledetto”. Non sono leggende, invece, le “vicissitudini giudiziarie” che hanno costellato la vita di Caravaggio. Risse, violenze e schiamazzi sono una costante, soprattutto nel periodo romano. È documentato che il pittore abbia passato diverse notti in carcere. Ma già il suo arrivo a Roma alimenta il mistero. Sembrerebbe, infatti, che a Milano il Merisi sia stato protagonista di alcune risse e furti e che sia scappato dalla città dopo un omicidio.  Tra il 1600 e il 1605, poi, è accusato di aver percosso con un bastone il Nobile Girolamo Stampa da Montepulciano e di diffamazione dal pittore Giovanni Baglione. Caravaggio è anche arrestato varie volte per possesso d’armi e ingiurie alle guardie cittadine. Nel 1605, è costretto a fuggire a Genova, per un breve periodo, per aver ferito gravemente un notaio. Grazie ai suoi potenti protettori, però, le pene sono spesso ridotte o commutate.
  • La fuga da Roma. Fatto noto è invece che, il 28 maggio 1606 al Campo Marzio, durante un rissa scoppiata per una partita di pallacorda, il pittore lombardo abbia ferito a morte Ranuccio Tommasoni. Un gesto estremo, culmine di un rapporto di rivalità nei confronti di una donna. In realtà sembrerebbe che i trascorsi dei due fossero legati anche a debiti da gioco e addirittura attriti politici. Tommasoni era notoriamente filo-spagnolo, mentre il Merisi, in quel momento, era protetto dell’ambasciatore di Francia. Per l’omicidio Caravaggio viene condannato alla decapitazione, pena che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per strada. Con l’aiuto del Principe Filippo I Colonna l’artista lascia Roma, facendo perdere le sue tracce. A ricompensa di questo aiuto il pittore realizza diversi dipinti per la famiglia, tra i quali la Cena in Emmaus, oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano. L’episodio lascerà un segno indelebile nella psiche di Caravaggio. Nelle opere successive cominciano infatti a comparire teste mozzate e il suo autoritratto prende spesso il posto del decollato. Ne è un esempio il David con la testa di Golia, una delle sue ultime opere.
Davide Golia Caravaggio
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Davide con la testa di Golia, 1609-1610, Galleria Borghese, Roma.
Fonte Immagine: Wikimedia Commons

“… eccellentissimo nel colorire, si dee comparare a Demetrio, perché ha lasciato indietro l’Idea della bellezza, disposto di seguire del tutto la similitudine” – Giovanni Battista Agucchi

  • Caravaggio e Napoli. Non tutti sanno che, lasciata, Roma il “pittore maledetto” ha stretto un legame profondo con Napoli. Caravaggio arriva per la prima volta nella città partenopea nel 1606, sotto la tutela dei Principi Carafa-Colonna. Vi rimane per un anno mentre la sua pittura inizia a mutare. In questo periodo realizza, tra gli altri, la Giuditta che decapita Oloferne (andata perduta); la Madonna del Rosario (commissionata dai suoi protettori per la cappella di famiglia); il suggestivo Sette opere di Misericordia (per il Pio Monte della Misericordia) e la Flagellazione di Cristo, (per la chiesa di San Domenico Maggiore, oggi al Museo di Capodimonte). Dopo due brevi parentesi a Malta ed in Sicilia, dove il suo stile pittorico diventa sempre più crudo e cupo, nel 1909 torna a Napoli. Qui realizza il suo ultimo capolavoro il Martirio di sant’Orsola. La presenza a Napoli del pittore lombardo farà nascere una corrente pittorica, molto attiva, grazie ad alcuni pittori eredi della lezione del Maestro. Tra tutti, attivi fino al 1630,  Battistello Caracciolo, Carlo Sellitto e Jusepe de Ribera (detto lo Spagnoletto) che ripropongono lo stile del tardo Caravaggio, caratterizzato da atmosfere particolarmente cupe e tetre.
  • La morte tragica. Anche la morte di Caravaggio è avvolta in un alone di mistero. Di certo c’è che è avvenuta a Porto Ercole il 18 luglio 1610 all’età di 38 anni. Ma le cause e le modalità rimangono non del tutto chiare. Sicuramente il pittore viaggiava da Napoli verso i territori pontifici, dopo aver appreso che Papa Paolo V era intenzionato a revocare la sua condanna a morte. Probabilmente protetto dagli Orsini si imbarca su una feluca per raggiungere Ladispoli. Arrivato a destinazione, viene trattenuto, ma le sue casse (contenenti alcuni dipinti, il prezzo concordato col cardinale Scipione Borghese per la sua libertà) rimangono sulla barca, che prosegue il viaggio fino a Porto Ercole. L’artista allora è costretto a recarsi nel porto toscano per recuperare i suoi bagagli.  Malato e con febbre alta, probabilmente a causa di un’infezione intestinale trascurata, viene ricoverato in un sanatorio dove muore. Non riconosciuto, e scambiato per un forestiero indigente, è sepolto in una fossa comune.
Sant'Orsola
Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, Martirio di sant’Orsola, 1610, Galleria di palazzo Cevallos, Napoli. Fonte Immagine: Wikimedia Commons
  • L’oblio e la riscoperta. Ammirato, acclamato e corteggiato in vita la stella di Caravaggio comincia ad offuscarsi immediatamente dopo la sua scomparsa. I suoi detrattori, infatti, si scaglieranno duramente contro il suo crudo naturalismo, per sminuendone il valore artistico. Nicolas Poussin, a Roma 10 anni dopo la sua morte, afferrava che “era venuto per distruggere la pittura”. Un periodo buio che terminerà solo nel XX secolo grazie al critico Roberto Loghi, che ne farà il suo oggetto di studi prediletto. Attraverso conferenze, libri e mostre Longhi riuscirà a far riconoscere l’importanza di Caravaggio nello sviluppo dell’arte moderna, specialmente per le sue profonde influenze sull’arte Barocca.

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