La mostra “QUEEN UNSEEN / Peter Hince” incontra il genio artistico di Marco Nereo Rotelli

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 Si moltiplicano le proposte per il pubblico per vivere in maniera sempre nuova l’esperienza della mostra “QUEEN UNSEEN | Peter Hince”, ospitata e prorogata dato il grande successo sino al 5 maggio presso la Fondazione Luciana Matalon di Milano.

Anche in occasione della Milano Design Week 2024, uno degli eventi artistici e mediatici più importanti al mondo, il viaggio nel mondo della celebre band raccontato attraverso le bellissime immagini inedite di Peter Hince, road manager e assistente personale di Freddie Mercury, e da rari oggetti e cimeli, non poteva che essere arricchito da una proposta originale per offrire al pubblico un’esperienza aggiuntiva.

Dalla contaminazione della musica anni ’70 e del design di quell’epoca attualizzato in chiave moderna nasce l’idea di “Freddie’s Mirrors”, un progetto artistico di Marco Nereo Rotelli che sarà protagonista presso la Fondazione Luciana Matalon dal 16 al 21 aprile, all’interno della Mostra già in essere e che è pensato come omaggio ai testi delle canzoni di una band così simbolica.

Il concept consiste in una serie di iconici specchi ad unghia vintage (il famoso modello progettato dall’architetto Rodolfo Bonetto), tutti diversi e disposti in un cerchio magico, che verranno personalizzati con alcune parole tratte dalle canzoni dei Queen, secondo la cifra stilistica che contraddistingue Rotelli, la scrittura di/segnata.

La creazione delle opere avverrà durante una live-performance di Rotelli in occasione della inaugurazione il 16 aprile alle ore 11.00: gli specchi rimarranno allestiti per tutta la durata della Design Week e potranno anche essere successivamente acquistati.

Afferma Marco Nereo Rotelli a proposito di questa nuova idea artistica: “Riconoscersi allo specchio comporta una definizione della propria Immagine e dei propri confini fisici. Lo stadio dello specchio garantisce un collegamento tra l’organismo e l’ambiente, tra il mondo interno e quello esterno. Riconoscersi tra le parole cantate dai Queen è la costituzione del proprio Io raddoppiato nella dimensione ulteriore di un pensiero, il riflesso speculare della parola ricopre il soggetto in un doppio trasformato. In un mondo globale sempre più proiettato nella parola digitale la scrittura a mano e il collegamento tra mano e mente sono ciò che già Voltaire definiva ‘ la pittura della voce ‘, ossia un disegno ancestrale dove lo specchio unghia diventa “luogo concetto”. Non a caso le strutture verticali e autoportanti saranno poste circolarmente, un indizio temporale che unisce il passato al presente, una sorta di ‘Mirror Age‘ per dirlo con un pizzico di ironia ma anche un’opera che assume nella sua semplicità una forza evocativa e trasgressiva. La memoria si perde mentre la scrittura resta, non è magia, ma una porta di ingresso alla canzone dentro noi”.

Marco Nereo Rotelli è un artista di fama internazionale nato a Venezia nel 1955, dove si è laureato in architettura per poi formarsi all’Accademia di Belle Arti. A metà degli anni Ottanta si è trasferito a Milano, iniziando una ricerca sulla luce e sulla dimensione poetica che lo ha portato ad esporre nelle capitali del mondo. Il suo lavoro da sempre mira ad un’opera totale, con performance immersive, dove le sue installazioni luminose coinvolgono artigiani, filosofi, musicisti, poeti, fotografi, registi, ma principalmente il suo rapporto è con la poesia che è divenuta un riferimento costante per il suo lavoro. Nel 2000 ha fondato il gruppo Art Project, oggi diretto da Elena Lombardi e composto da giovani artisti ed architetti, con il quale realizza numerosi interventi e progetti di installazione urbana. Questo suo impegno gli è valso la partecipazione a nove edizioni della Biennale di Venezia, oltre a numerose mostre personali e collettive. È stato invitato dalla Northwestern University (Chicago) come artist-in residence nell’inverno 2013, è stato 22 volte sull’Isola di Pasqua per opere scultore e pittoriche. E poi in Giappone, Cina, USA, Spagna, Francia. Le sue opere, presenti in musei internazionali e collezioni private, hanno sempre di più assunto una dimensione etica rivolta a una riflessione sui temi ambientali e sociali.

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