Si prega di toccare! A Milano la mostra Take Me (I’m Yours)

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Non avvicinarsi alle opere, si prega di non toccare, fare attenzione… l’HangarBicocca ospita, dal 31 ottobre al 14 gennaio, Take Me (I’m Yours), una mostra che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte e che invita i visitatori a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo.

Opere che si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare o indossare; si possono comprare e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.

Una grande arena in cui si immagina un modo più diretto e coinvolgente per vivere l’arte e in cui anche, l’idea di donare/ricevere diventa una chiave alternativa per leggere lo scenario globale della storia e società contemporanea.

Take Me (I’m Yours): vivere la mostra in prima persona 

Accanto alla possibilità di prendere una delle migliaia di copie di ciascuna opera prodotta, e quindi concorrere a svuotare fisicamente lo spazio, Take Me (I’m Yours) spinge il pubblico a  modificarne l’aspetto, partecipando a performance in cui lo scambio non è necessariamente legato a un oggetto ma piuttosto a un’esperienza. Un progetto che si evolve e si rigenera nel tempo, assecondando un’idea di immaterialità che è sempre più presente tanto nell’arte quanto nella vita reale.

Take Me (I’m Yours) Hangar Bicocca Milano
© Yoko Ono | Yoko Ono, Wish Tree, 1996, veduta dell’installazione, Anderson Gallery, Richmond, Virginia, 1996

Allestita per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, e a partire dal 2015 in versioni ogni volta diverse in istituzioni a Parigi, Copenhagen, New York e Buenos Aires, la mostra ha avuto origine da una serie di conversazioni e riflessioni tra il curatore Hans Ulrich Obrist e l’artista Christian Boltanski sulla necessità di ripensare i modi in cui un’opera d’arte viene esposta. In particolare, l’idea per il progetto è iniziata con Quai de la Gare (1991), un lavoro di Boltanski costituito da pile di vestiti di seconda mano che il pubblico poteva prendere e portare via in una busta marchiata con la scritta “Dispersion”: un’opera destinata per sua natura a disperdersi e a scomparire ma anche ad acquisire nuova vita al di fuori del museo.

A Milano, accanto a Dispersion di Christian Boltanski, le opere di oltre cinquanta artisti sono allestite nei mille metri quadrati dello Shed di Pirelli HangarBicocca, prendendo vita anche al di fuori dello spazio espositivo. Lavori storici, presentati nell’iconica mostra del 1995, sono affiancati a nuove produzioni site specific.

Artisti in mostra:

Aaajiao, Etel Adnan, Rosa Aiello, Giorgio Andreotta Calò, Micol Assaël, Gianfranco Baruchello, Christian Boltanski, Mohamed Bourouissa, James Lee Byars, Luis Camnitzer, Maurizio Cattelan, Ian Cheng e Rachel Rose, Heman Chong, Jeremy Deller, Patrizio Di Massimo, Simone Fattal, Hans-Peter Feldmann, Yona Friedman, Martino Gamper, Mario García Torres, Alberto Garutti, Gilbert & George, Dominique Gonzalez-Foerster, Félix González-Torres, Douglas Gordon, Carsten Höller, Jonathan Horowitz, David Horvitz, Adelita Husni-Bey, Pierre Huyghe, Alex Israel, Koo Jeong A, Alison Knowles, Ugo La Pietra, Armin Linke, Angelika Markul, Annette Messager, Gustav Metzger, Bruce Nauman, Otobong Nkanga, Yoko Ono, Luigi Ontani, Sarah Ortmeyer e Friederike Mayröcker, Riccardo Paratore, Sondra Perry, Cesare Pietroiusti, point d’ironie, Ho Rui An, Anri Sala, Tino Sehgal, Daniel Spoerri, Wolfgang Tillmans, Rirkrit Tiravanija, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli e Lawrence Weiner

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