Giorgio De Chirico, arte e curiosità del pittore metafisico

In Copertina: Giorgio De Chirico nel 1971 a Milano alla sua mostra personale di scultura. Fonte Immagine: Wikimedia Commons

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Giorgio De Chirico è stato una delle figure chiave nel panorama artistico del Novecento. Un’artista che ha rappresentato nelle sue opere il proprio inconscio. Figure e paesaggi misteriosi e solitari che svelano, come un diario, l’immaginario, i sogni e le paure del pittore.

Impeccabile nella tecnica ed insuperabile per la capacità di interpretare il modo classico, il Pictor Optimus, appellativo coniato dopo la consacrazione internazionale, era un uomo dalla forte personalità. Vittima di un culto smisurato di se stesso, e della propria arte, infatti, si definì sulle colonne dell’Europeo “nemico della PitturaModerna”. Ritenendo incapaci gli artisti delle prime avanguardie, come Manete Cézanne, eccezion fatta per Picasso.

Giorgio De Chirico arte curiosità
Piazza D’Italia, 1950-1951

Giorgio De Chirico e la pittura metafisica

Immagini oniriche, piazze vuote, rovine di un passato antico e magnifico; e ancora busti, statue e manichini senza volto che abitano luoghi misteriosi. Questo è quello che viene in mente quando si pensa alle opere di De Chirico o, in generale, alla pittura metafisica. Ma cos’è la metafisica? Si tratta di una disciplina filosofica che mira a cogliere l’essenza situata oltre l’apparenza fisica della realtà, al di là dell’esperienza dei sensi quindi.

Con pittura metafisica si fa riferimento, invece, ad una corrente artistica sviluppatasi a partire dal 1917, che applica gli elementi classici della pittura ad una visione altra della realtà. La prospettiva, il colore e i chiaroscuri sono usati per rappresentare qualcosa che supera la realtà sensoriale (va oltre la fisica), dando ampio margine a sogni e visioni frutto dell’inconscio.

L’opera d’arte deve richiamare un aspetto che non si manifesta nella forma visibile dell’oggetto rappresentato. (Sull’arte metafisica)

Luoghi realistici, ma riprodotti con prospettiva distorta, pennellate piatti, colori accesi ed innaturali e strane presenze, come statue e manichini, che apparente non hanno ragione di trovarsi lì. Ombre che si allungano all’infinito, mancanza di riferimenti temporali e assenza, quasi totale, di personaggi umani. Questi sono gli elementi che contribuisco a creare quell’atmosfera onirica, che caratterizza le opere metafisiche.

 Giorgio De Chirico arte curiosità
Enigma di un pomeriggio d’autunno, 1910

Già nei lavori realizzati da Giorgio De Chirico prima della svolta metafisica sono rintracciabili le prime atmosfere enigmatiche e surreali. Ne è una dimostrazione L’enigma di un pomeriggio d’autunno, la prima piazza metafisica, dipinta a Firenze nel 1910. Un’aneddoto vuole, infatti, che il Pictor Optimus abbia dichiarato che trovandosi in Piazza di Santa Croce a Firenze ebbe l’impressione di guardarla per la prima volta, immaginando di colpo la composizione del dipinto. Ma è dopo l’incontro con l’artista futurista Carlo Carrà, a Ferrara nel 1917, che i due artisti iniziarono il percorso di definizione dei canoni della pittura metafisica.

Perché un’opera d’arte sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell’umano

I lavori di Giorgio De Chirico sono caratterizzati dalle piazze come già detto. Architetture essenzialie prospettive non realistiche, avvolte in un clima trascendente e spettrale. Basti pesare alle tante rappresentazioni di Piazza d’Italia, con il treno sullo sfondo, la ciminiera e la statua antica al centro dello spazio. Ma non solo esterni però, anche negli interni le atmosfere non cambiano. Così allora, in stanze dalle prospettive bizzarre, si ritrovano oggetti totalmente fuori contesto, rappresentati con una precisione talmente ossessiva da farli sembrare irreali.

L’altra figura simbolo delle opere di Giorgio De Chirico è il manichino. Ne sono un’esempio due tra le sue opere più importanti: Ettore e Andromaca Le Muse Inquietantientrambe del 1917. La figura del manichino, che contribuisce sicuramente ad aumentare quel senso di disagio e irrealtà, è stata spesso dibattuta. Per alcuni si tratterebbe infatti di una rappresentazione dell’Uomo-Automa, una figura che suggerirebbe come l’uomo in realtà sia poco più che un automa con la testa vuota e senza alcuno scopo. Sembrerebbe, inoltre, che De Chirico abbia tratto ispirazione da un personaggio di un dramma del fratello, Alberto Savinio, l’Uomo senza volto, appunto.

Giorgio De Chirico arte curiosità
Le Muse Inquietanti, 1917

Perché un’opera d’arte sia veramente immortale, deve uscire completamente dai confini dell’umano

Pur non abbandonando mai la pittura metafisica De Chirico ha modificato spesso il suo modo di dipingere. A metà degli anni venti infatti si avvicina alla pittura surrealista, ma la svolta più importante è quella che è nota come “fase barocca”. Dalla fine del secondo conflitto mondiale, infatti, comincia a produrre opere che rappresentano soggetti storici e mitologi, nature morte e, sopratutto, i suoi famosi autoritratti, come Autoritratto con Corazzadel 1948.

Curiosità su Giorgio De Chirico

  • Lì dove partirono gli Argonauti. Italiano d’origine ma greco di nascita, Giorgio De Chirico è nato a Volos, in Grecia, il 10 luglio 1888, un luogo intriso di storia e mitologia. Volos, infatti, è il luogo dal quale Giasone e gli Argonauti salparono alla ricerca del Vello d’Oro. Nonostante l’artista abbia lasciato la Grecia da giovanissimo, le influenze di quella cultura millenaria non lo abbandonarono mai, rivestendo un ruolo importante nella sua carriera artistica.
  • Giorgio De Chirico e Ferrara. Un altro luogo che avuto una forte influenza nelle opere di De Chirico è indubbiamente Ferrara. Arruolatosi volontario allo scoppio della Grande Guerra, nel 1915, De Chirico arriva nella città estense perché ritenuto più adatto al lavoro d’ufficio che al fronte. Ferrara è anche il luogo in cui incontra Carrà con il quale, come detto, elabora la pittura metafisica. Qui rimane folgorato dall’atmosfera, dagli scorci e dai colori della città emiliana che, rielaborati, saranno elementi ricorrenti nelle sue Piazze d’Italia. E sempre Ferrara, o meglio uno dei suoi simboli, Palazzo Ducale, fa da sfondo a molte delle opere di De Chirico.
Canto d'Amore de chirico
Il Canto D’Amore, 1914
  • Non solo pittura. Sebbene De Chirico sia noto sopratutto per la sua attività pittorica, non molti sanno che fu anche prolifico scrittore.  Autore di scritti teorici, memorie autobiografiche e brevi racconti, l’artista ha scritto anche una vera e propria opera letteraria L’Hebdomeros(Ebdomero). Pubblicata nel 1929, si presenta come un romanzo, ma in realtà è una storia priva di trama. Considerata un’opera surrealista, si tratta più infinta scenografia teatrale, che non si popola mai di protagonisti e di trame.

Ma un problema mi tormenta da circa tre anni: il problema del mestiere: è per questo che mi sono messo a copiare nei musei

  • La passione per gli artisti italiani. A partire dagli anni venti De Chirico si appassiona agli artisti del Rinascimento. Visita i musei romani e realizza rivisitazioni di opere di Raffaello, Lorenzo Lotto e Carpaccio. Negli stessi anni comincia a studiare la tecnica di pittura su tavola e a inserire tra i suoi soggetti, cavalli, gladiatori romani e autoritratti di se stesso in costume d’epoca.
  • Dalla pittura metafisica al Surrealismo. La pittura metafisica, e l’esperienza di De Chirico in particolare, è stata di fondamentale importanza per lo sviluppo del Surrealismo. Oggetti sconnessi dal contesto, prospettive falsate, atmosfere oniriche e la manifestazione dell’inconscio hanno contributo, infatti, allo sviluppo del movimento Surrealista. Una corrente nata in Francia a cavallo tra le due guerre, che traspone nelle opere il mondo interiore, onirico e talvolta inquietante dell’artista.
Canto d'Amore de chirico
Ettore e Andromaca, 1931
  • Le “copie” dei suoi dipinti. Negli ultimi decenni della sua vita Giorgio De Chirico ha rivisitato alcuni dei suoi maggiori successi metafisici. Eclatante è il caso delle Muse Inquietanti, che l’artista italo-greco ha riproposto in oltre 20 versioni differenti. Una scelta non sempre apprezzata, ma anzi fortemente criticata dai suoi contemporanei.
  • L’omaggio degli artisti successivi.Chi invece ha apprezzato la serialità di De Chirico è stato Andy Warhol. L’artista americano infatti nel 1982, ha dedicato alleMuse Inquietantialcune serigrafie dal titolo The Disquieting Muses (After de Chirico). Le atmosfere metafisiche e oniriche hanno inoltre ispirato le opere di Edward Hopper e i paesaggi urbani, desolati e fuori dal tempo nei film di Hitchcock, Antonioni, Fritz Lang.
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