René Magritte. Vita, curiosità e mistero del “saboteur tranquille”

In copertina: René Magritte (1898-1967), belgischer Maler. Fonte Immagine: Wikimedia Commons

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“Nella vita tutto è mistero”. Così rispondeva René Magritte durante un’intervista del 1951. E proprio quel rapporto tra mistero e realtà ha fatto del mite artista belga uno dei maggiori esponenti del Surrealismo.

Detto anche le saboteur tranquille, il disturbatore silenzioso, Magritte è noto per la sua abilità di insinuare dubbi sul reale rappresentando il reale stesso.  A differenza di surrealisti come Dalì e Delvaux, che piegano la rappresentazione attraverso il simbolismo, Magritte non interpreta ne ritrae la realtà, ma ne mostra il mistero indefinibile. L’obiettivo è quello di alludere al tutto come un mistero, senza però definirlo.

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René Magritte, Golconda, 1953, Menil Collection, Houston, Texas

Il disturbatore silenzioso e la pittura surrealista

Nato René François Guislain Magritte il 21 novembre 1898 a Lessines in Belgio, da piccolo si trasferisce spesso al seguito della famiglia.  Nel 1916 approda a Bruxelles, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Nel 1923 inizia a lavorare principalmente come grafico, ma i suoi esordi artistici sono influenzati dalle prime avanguardie del 900, cubismo e futurismo.

La folgorazione surrealista arriva dall’incontro/scontro con l’opera Canto d’Amore di Giorgio de Chirico. Profondamente colpito dal soggetto (un edificio, il calco di una testa di Apollo, un guanto da chirurgo e una palla) Magritte lo descrive così “un’opera che rappresentava un taglio netto con le abitudini mentali di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati: un nuovo modo di vedere.” Nel 1925, poi, aderisce ufficialmente al gruppo surrealista di Bruxelles e dipinge il suo primo quadro surrealista, Le Jockey perdu (Il fantino perduto). Nel 1926 entra in contatto con André Breton, leader del movimento e, l’anno successivo, tiene la sua prima personale, dove presenta oltre 60 dipinti prima di trasferirsi a Parigi. La parentesi parigina, anni ricchi di sperimentazioni, si chiude brevemente nel 1930 quando l’artista torna a Bruxelles.

Qui, trasferitosi al 135 di rue Esseghem di Jette (oggi sede della sua casa museo), Magritte realizza oltre metà delle circa 800 opere della sua intera produzione e l’appartamento dell’artista diventa presto il centro del movimento surrealista di Bruxelles. Durante l’occupazione nazista, nel 1940 lascia il Belgio riparando nel sud della Francia, a Carcassonne, dove si cimenta nella cosiddetta “pittura alla Renoir. Muore a Bruxelles il 15 agosto 1967, all’età di 69 anni a causa di un cancro al pancreas.

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René Magritte, L’impero delle luci, 1953-54, Peggy Guggenheim Collection, Venezia

Non dipingo: utilizzo oggetti che hanno l’apparenza di quadri, perché il caso ha fatto sì che questa forma espressiva convenisse meglio ai miei sensi – René Magritte

Lo stile di Magritte è stato spesso definito illusionismo onirico. L’artista, infatti, rappresenta nelle sue opere oggetti reali in situazioni assurde. Ne è un esempio uno dei sui quadri più famosi, l’Impero delle luci (oggi a Venezia presso la Peggy Guggenheim Collection). Un paesaggio che combina la luce notturna di un lampione con l’azzurro di un cielo diurno, solcato dalle nuvole. In questa, come nelle altre tele, l’artista impiega tonalità fredde e ambigue proprio per rendere l’atmosfera del sogno.

Scopo dei suoi enigmatici lavori è quello di creare nell’osservatore un “cortocircuito” visivo. A differenza di altri artisti surrealisti, infatti, Magritte non è interessato alla trasposizione dell’inconscio umano nei suoi lavori. La sua pittura ha come obiettivo quello di valorizzare oggetti di uso quotidiano decontestualizzandoli. Sottraendoli al loro contesto naturale per renderli inusuali ed estranei all’esperienza nella quale sono ritratti. Il surrealismo di René Magritte è quindi uno sguardo lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non c’è spazio per il sogno e le pulsioni inconsce.

Anche la tecnica di rappresentazione gioca un ruolo fondamentale in questa grande illusione. L’arista belga rifugge qualsiasi ricerca di illusionismo fotografico. La distanza dalla realtà è espressamente sottolineata dalla tecnica con cui l’immagine è riprodotta. A volte impiegando uno stile quasi illustrativo, con tratto freddo e impersonale, altre volte invece sovrapponendo perfettamente il quadro dipinto con la realtà che rappresenta, quasi volendoli confondere uno con l’altro. Un esempio magistrale è il celeberrimo La Trahison des images (Ceci n’est pas une pipe). L’opera, oggi al Los Angeles County Museum of Art, è il simbolo dell’enigmatico modo di intendere l’arte di Magritte: una pipa che non è una vera pipa, ma la rappresentazione di una pipa.

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René Magritte, La Trahison des images (Il tradimento delle immagini), 1928-1929, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

 Curiosità su Renè Magritte che forse non conosci

  • Un uomo normale. Autore di opere spesso ritenute bizzarre nella sua vita, Magritte, è stato un esempio di uomo ordinario. Nonostante frequentasse il mondo degli artisti  (spesso, e a ragione, ritenuto causa di perdizione) l’artista belga non conduceva una vita stravagante. Evitava quindi feste e occasioni mondane, preferendo una tranquilla vita domestica.
  • Georgette Berger, unico amore. Conosciuta all’età di 15 anni e sposata nel 1922, Georgette Berger è stata il grande amore di Magritte. Non per questo però la loro relazione fu tutta rose e fiori. Nel 1936, infatti, l’artista intraprese una relazione con la giovane artista inglese Sheila Legge. Per distrarre Georgette da questa scappatella, Magritte chiese a Paul Colinet, suo amico, di tenerle compagnia. Tra i due però scoccò la scintilla e Colinet e la Berger finirono per diventare amanti. La coppia Magritte si riconciliò solo nel 1940 e rimase insieme fino alla morte del pittore.
  • Il suicidio della madre. All’età di 12 anni la madre di Magritte si suicidò gettandosi nel fiume Sambre. Il corpo della donna venne poi rinvenuto con la testa avvolta nella sua stessa camicia da notte. Un’esperienza che segno molto il giovane René che, stando ad alcuni critici, riprodusse quell’immagine nell’opera Gli amanti, del 1928. Nonostante l’artista abbia sempre smentito, l’immagine di questa coppia che si bacia, con le teste avvolte in due panni bianchi, difficilmente lascia pensare che non si tratti di una citazione.
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René Magritte, Les Amants (Gli Amanti), 1928, MoMA, New York

“Ciò che bisogna dipingere è dato dall’ispirazione, che è l’evento in cui il pensiero è la somiglianza stessa” – René Magritte

  • Illustratore pubblicitario, falsario e comunista. Come detto, all’inizio della sua carriera Magritte svolgeva la professione di illustratore per manifesti pubblicitari e carte da parati. Un passato che ritorna spesso nelle sue opere, che colpiscono immediatamente chi le guarda, come dovrebbe fare una buona pubblicità. Meno noto è che l’artista belga è stato anche un abile falsario. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, sembrerebbe che Magritte per arrotondare, a causa delle ristette economiche, abbia dipinto numerose copie di Tiziano, Pablo Picasso, Georges Braques e Giorgio De Chirico. Non è dato sapere però se sia realtà, tanto che alcuni studiosi sostengono che si trattasse di un gesto dimostrativo e sovversivo nei confronti della società borghese. L’artista, infatti, fu per molti anni legato al partito comunista belga.
  • Bruxelles-Parigi andata e ritorno. Il periodo parigino di Renè e Georgette Magritte si concluse rapidamente dopo soli tre anni di permanenza. Non fu però una delusione artistica ad accelerare il ritorno in patria, quando piuttosto uno sgarbo personale. Pare infatti che una sera, nel 1929, la coppia si trovasse con alcuni artisti e Breton e pare che, quest’ultimo, criticò aspramente la moglie del pittore perché indossava una piccola croce dorata al collo. Nonostante la donna spiegò si trattasse di un ricordo della nonna, piuttosto che di un simbolo di fervente credo religioso, Breton insistette scatenando l’ira di Magritte. Pochi mesi più tardi la coppia, stufa del clima parigino, decise di tornare a Bruxelles.
  • Gli “autoritratti”. Un tema ricorrente nelle opere di Magritte sono i volti coperti. Una mela, un uccello, un panno… si tratta di immagini che sono riflessioni su ciò che l’uomo vede e ciò che non vede, sulle cose nascoste dagli oggetti o negli oggetti. Quello che non è molto noto è che spesso si tratta di autoritratti. Ne sono esempi magistrali del tele del 1964: Il figlio dell’uomo, con una mela verde gli copre il volto e L’uomo con bombetta, dove invece è un’uccello a nasconderlo allo sguardo.
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René Magritte, Il figlio dell’uomo, 1964, collezione privata

“La pittura viene correttamente chiamata: un’arte della somiglianza”

  • Magritte POP. Il mistero e, talvolta, la stravaganza dei lavori di Magritte hanno influenzato molti altri artisti, ma hanno lasciato il segno anche nella cosiddetta “cultura POP”. Molti sono gli artisti e i gruppi musicali che hanno scelto le immagini del surrealista per i propri album come Jackson Brown e gli Styx. Anche Topolino, nella serie “Storia dell’Arte” omaggia il pittore belga con il personaggio di René Topritte, pittore surrealista che dipinge gli inconfondibili uomini con la bombetta.
  • Troppo noto per essere rubato. Nel 2009 dei ladri entrarono nel Museo dedicato a Magritte a Bruxelles e, minacciando gli inservienti con delle pistole, riuscirono a sottrarre l’Olympia, un ritratto della moglie Georgette. Il quadro, che all’epoca era valutato oltre un milione di euro, fu restituito al museo qualche anno dopo perché, data la grande fama e riconoscibilità del dipinto, i ladri non erano riusciti a venderlo sul mercato nero.
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