Sophie Westerlind, in mostra al Teatro Oscar deSidera a Milano

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Dal 28 marzo al 24 aprile 2022, a Milano, Teatro Oscar deSidera, presenta la mostra Pensa a Knut! di Sophie Westerlind (Stoccolma, 1985). Curata da Erica Roccella e Luca Zuccala, si tratta della seconda esposizione del nuovo spazio di Casa Testori presieduto da Giuseppe Frangi; critico d’arte e presidente dell’Associazione Giovanni Testori.

Sophie Westerlind, Pensa a Knut! Una tela che ritrae i genitori dell’artista svedese

I soggetti: il padre e la madre di Sophie Westerlind, il signore e la signora Westerlind, in posa. Il titolo: quasi un grugno, una smorfia, un’onomatopea distratta che rievoca il monito dell’artista durante le sedute di pittura nello studio in Giudecca, a Venezia. Pensa a Knut!, diceva un invito volto a smuovere un gesto, una ruga del padre, per poi riuscire a ritrarlo, a suo agio,nel quadro.

Il risultato: una tela quadrata, concepita appositamente per la mostra milanese, che traduce in pittura le conversazioni con i due curatori, tutte incentrate sui temidi soglia, di limbo, di limite, di liminale; fino a racchiudere, dialetticamente, il concetto stesso di scena. C’è tutto questo sulla tela di Sophie, elementi che riguardano la dimensione teatrale ed esistenziale dell’opera, i rapporti umani, l’esserci, con continui incontri-scontri-schianti tra la sfera privata dell’artista e la realtà universale.

Sophie Westerlind mostra Milano
Sophie Westerlind, Pensa a Knut!, 2022

Ma chi è Knut? Un nome arcaico per un giovane nipotino

Ma chi è Knut? La risposta si risolve su due binari: in senso stretto, si tratta di un simpatico e giovanissimo nipote della famiglia Westerlind; in senso più ampio, il nome Knut rimanda a un appellativo antico e obsoleto in Svezia, nomi non propriamente adatti a chiamare un bambino. Il titolo, Pensa a Knut!, prova a infondere una saggia leggerezza e levità all’attesa tragica, gravosa e sospesa del quadro. Pensa a Knut!, e sono subito risate; forse confuse, quasi a ripetere ad alta voce una parola straniera, e d’improvviso non essere più certi del suo significato originale. Pensa a Knut!, e si fatica a decifrare la psiche e i pensieri dei due soggetti ritratti, ora silenziosamente sospesi e seduti all’interno del foyer del Teatro Oscar, ora abbandonati in una logorante, palpabile attesa. Pensa a Knut!

Ritratti da Sophie Westerlind poggiati su una soglia, assorti quasi in un sogno, rievocato da sguardi in cui affiora e si respira, tangibile, il confronto con lo spessore liminale, il signore e la signora Westerlind sembrano scrutare la realtà dal sipario della tela. Non sanno se valicare la tenda, forse, se mescolarsi con la platea, se schiantarsi, materici,sulla realtà delle cose. E noi insieme a loro, corpi dispesi nello spazio-limite del foyer. Osservare, riflettere, entrare, bloccarsi o andare oltre, perdersi nell’esperienza dei blocchi di colore che compongono l’espressione dei volti, coglierne la trama della pittura, la sua carne spessa che si scioglie negli occhi. Cola via, come i pensieri grevi che quel verso monosillabico – Knut! – ha provato a dissimulare.

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