Robert Capa. Nella storia, la mostra al MUDEC

In copertina: Robert Capa, Fuochi d'artificio durante la celebrazione dell'800° anniversario della fondazione della città. Mosca, U.S.S.R., 1947 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos.

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In occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa il Mudec rende omaggio al grande fotografo ungherese con una importante mostra personale. Un viaggio che ripercorre i principali reportage di guerra e di viaggio di Capa; vent’anni di carriera che coincisero con i momenti cruciali della storia del Novecento.

La mostra, dal titolo Robert Capa. Nella Storia, al Mudec Photo fino  al 19 marzo 2023, è prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e curata da Sara Rizzo.

Robert Capa mostra mudec milano
Robert Capa, Donne in cammino in un paesaggio deserto, Stalingrado, U.S.S.R., 1947 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos.

Realizzato grazie alla collaborazione con l’agenzia Magnum Photos, la mostra riunisce un eccezionale corpus di fotografie; oltre 80 stampe fotografiche, alcune delle quali mai esposte prima in una mostra italiana, accompagnate da alcuni documenti d’epoca provenienti dalla collezione di Magnum.

Robert Capa. Nella Storia. Una retrospettiva sul lavoro, lungo una vita, di un artista che ha fatto la storia fotografica del Novecento

Gli scatti di Capa hanno racconta la Storia del Novecento, quella con la S maiuscola. Attraverso i suoi ritratti in bianco e nero e i suoi reportage di guerra e di viaggio, infatti, l’obiettivo del fotografo ha fatto conoscere al mondo non solo gli orrori e le miserie dei tanti conflitti armati che caratterizzarono il secolo scorso e i volti degli uomini e delle donne che fecero la Storia; ma anche la vita quotidiana fatta di piccoli momenti di gioia e voglia di riscatto, di presente e futuro, di realtà e di sogni delle persone comuni, indifferentemente da una parte all’altra del globo.

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Robert Capa, Mosca, U.S.S.R., 1947 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos

Attraverso sette sezioni e con un percorso diacronico la mostra al MUDEC racconta così i più importanti reportage in bianco e nero realizzati da Robert Capa: dagli esordi a Berlino e Parigi (1932- 1936) alla guerra civile spagnola (1936-1939); dall’invasione giapponese in Cina (1938) alla seconda guerra mondiale (1941-1945); dal reportage di viaggio in Unione Sovietica (1947) a quello sulla nascita di Israele (1948-1950), fino all’ultimo incarico come fotografo di guerra in Indocina (1954), dove troverà la morte.

Robert Capa e l’invenzione del fotogiornalismo.

Capa non ha inventato soltanto sé stesso, ma anche la figura del fotogiornalista; testimone che rischia la vita per essere sempre al centro dell’azione, dalle trincee spagnole allo sbarco in Normandia. Nei suoi vent’anni di carriera ha raccontato la storia restando sempre fedele al suo celebre aforisma: “se le tue foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”.

L’azione, infatti, spicca tra gli scatti come un fil rouge, che si dipana anche nei ritratti presenti in mostra. Volutamente pochi e scelti per ricordare al pubblico i volti della Storia – come quello di Trotsky ardente oratore – o della sua storia personale, come quello di Picasso, fotografato nel suo studio di Parigi dove era rimasto anche durante l’occupazione, e dell’amico Steinbeck con cui intraprese il viaggio oltre la cortina di ferro, nel 1947.

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Robert Capa, Soldati tedeschi fatti prigionieri dalle forze americane Regione di Bastogne, Belgio, 23-26 dicembre 1944 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos.

Capa credeva fermamente che la fotografia fosse una vera e propria arma per combattere i totalitarismi che dilagavano in Europa e nel mondo intero, mostrando dei conflitti non solo il volto eroico ma anche quello umano. Per Robert Capa il celebre “istante decisivo” è una questione d’istinto: spesso nel suo lavoro la tecnica e la composizione lasciano spazio a scatti imperfetti, fuori fuoco, ma intrisi di grande umanità grazie all’empatia creata con i soggetti fotografati, in particolare la gente comune, in cui spesso riconosce il suo riflesso.

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