Picasso torna a Roma a cento anni dal suo viaggio italiano

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È il febbraio del 1917 e in Europa infuria la Grande Guerra, quando Pablo Picasso, che ha solo 36 anni ma è già il grande pittore che ha guidato la rivoluzione cubista, arriva per la prima volta in Italia.

A cento anni da quel viaggio che segnò tanto la sua arte quanto la sua vita privata (proprio a Roma, mentre preparava i costumi e le scene per i Ballets Russes di Diaghilev ,conobbe Olga), le Scuderie del Quirinale celebrano, dal 21 settembre al 21 gennaio,  il pittore spagnolo con una grande mostra che conclude le manifestazioni, aperte a primavera, dedicate al gran tour dell’artista spagnolo nel nostro paese.

La produzione artistica di Picasso immediatamente successiva all’esperienza italiana

Dal titolo Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925 la mostra raccoglie un centinaio di capolavori esposti e scelti dal curatore Olivier Berggruen, in collaborazione con Anunciata von Liechtenstein, con prestiti di musei e collezioni eccellenti, dal Musée Picasso e dal Centre Pompidou di Parigi alla Tate di Londra, dal MoMa e dal Metropolitan Museum di New York al Museum Berggruen di Berlino, dalla Fundació Museu Picasso di Barcellona al Guggenheim di New York.

La mostra approfondirà la produzione dell’artista immediatamente successiva all’esperienza italiana, documentando l’impatto a lungo termine di questo viaggio sulla sua formazione: dalle suggestioni neoclassiche ispirate alla scultura antica, al Rinascimento romano, fino alla scoperta della pittura parietale di Pompei.

Si soffermerà in particolare sul metodo del pastiche, analizzando le modalità e le procedure tramite le quali Picasso lo utilizzò come strumento al servizio del modernismo, in un percorso dal realismo all’astrazione tra i più originali e straordinari della storia dell’arte moderna. Saranno illustrarti gli esperimenti condotti da Picasso con diversi stili e generi: dal gioco delle superfici decorative nei collage, eseguiti durante la prima guerra mondiale, al realismo stilizzato degli “anni Diaghilev”, dalla natura morta al ritratto.

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