Impressionisti. Alle origini della modernità, la mostra al Museo MA*GA

In Copertina: Henry Somm, La lettre, 1890, pastello, 44.5 x 54 cm, Collezione privata

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Courbet, Pissarro, Degas, Manet, Monet, Renoir, Cézanne, Sisley e molti altri. Il Museo MA*GA di Gallarate ospita, dal 29 maggio al 9 gennaio, la mostra Impressionisti. Alle origini della modernità. Oltre 180 opere dei maggiori esponenti dell’Impressionismo, provenienti da collezioni private italiane e francesi e da importanti realtà museali italiane.

Impressionisti. Alle origini della modernità, la ricerca della nuova bellezza nella moderna quotidianità

Un percorso alla scoperta delle trasformazioni della cultura visiva europea nella seconda metà del XIX secolo. Dipinti, disegni, acquarelli, incisioni e sculture, che raccontano l’evoluzione del pensiero artistico tra Realismo, Impressionismo e Post-Impressionismo.

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Claude Monet, Vague, 1869-1871, tecnica mista, 36 x 28 cm, Collezione privata

La mostra, Impressionisti. Alle origini della modernità, si articola in una serie di sezioni, scandite dai titoli di capolavori letterari di fine Ottocento. Capisaldi della letteratura, in stretta connessione con le opere di artisti che hanno esposto nelle otto mostre ufficiali dell’impressionismo dal 1874 al 1886. Un dialogo tra arte e letteratura che spazia fino alle arti applicate, alla moda e alla musica.

I dipinti esposti sono infatti accompagnati da preziosi abiti da cerimonia originali di fine Ottocento. Una raccolta proveniente da una collezione privata, già di proprietà della regina di Portogallo e di nobildonne francesi. Affiancano gli abiti anche alcuni vetri Art Nouveau che testimoniano la moda e la modernità della Parigi fin-de-siècle.

“la definitiva uscita dell’arte dal regno del mito e la sua compromissione con la vita moderna, terreno in cui cercare la nuova bellezza” – scrive Emma Tanella nella catalogo della mostra

La prima sezione, Correspondances come la famosa poesia, tratta da Les Fleurs du mal di Charles Baudelaire, si concentra sul rapporto tra uomo e natura. Qui capolavori di Gustave Courbet, Claude Monet e Alfred Sisley, affiancano di quelli di artisti meno noti ma di fondamentale importanza per la rivoluzione impressionista. Émile Zola con il suo Le Ventre de Paris stimola, invece, uno sguardo disincantato e diretto sulla violenza e la durezza della vita urbana e rurale. Uno sguardo che si lo stesso che si ritrova nelle opere in mostra come La barricade (1871) di Éduard Manet o ne La faneuse (1890) di Camille Pissarro.

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Edouard Manet, La barricade, 1871, Olio su tela, 34 x 24 cm, Collezione privata

La sezione La Comedie Humaine, tratta raccolta di scritti di Honoré de Balzac, analizza la pratica di ritrarre i propri compagni di pittura e critici, poeti, amici di tutti i giorni. Una pratica diffusa tra gli artisti impressionisti e che si ritrova in mostra in alcuni ritratti tra i quali quello di Bracquemond realizzato da Édouard Manet o quelli di Wagner eseguiti da Pierre-Auguste Renoir e da Pierre Bonnard.

À Rebours, il romanzo di Joris-Karl Huysmans, ispira invece le ricerche di Paul Cézanne o Paul Gauguin. Due artisti che, in modi differenti, si allontanano dalla lezione impressionista per seguire percorsi autonomi che anticiperanno la nascita delle avanguardie. Il percorso espositivo prosegue poi con artisti quali Auguste Renoir, Berthe Morisot, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi, capaci di rappresentare le trasformazioni sociali di quella che Baudelaire definiva La Vie Moderne (1863).

Impressionisti. Alle origini della modernità. Una mostra riconosciuta con la Medaglia del Presidente della Repubblica

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Firmin-Girard, Prairie et Villas, 1880 ca, Olio su tela

Impressionisti. Alle origini della modernità ha ottenuto il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica ed è promossa da Fondazione Silvio Zanella – Museo MA*GA e dal Comune di Gallarate, con la collaborazione di RJMA Progetti culturali e Diffusione Italia International Group, con il contributo di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, con il sostegno di Ricola, partner istituzionale del Museo, e Lamberti spa.

La direzione scientifica della mostra è di Sandrina Bandera, Emma Zanella e Vincenzo Sanfo, con il contributo critico di Rosa Barovier, Paolo Castagnone, Gilles Chazal, Virginia Hill, Fiorella Minervino e Gonzalo Fernández Prieto.

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