Per la prima volta i capolavori di Arcimboldo a Roma

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Per la prima volta Roma, dal 20 ottobre al 11 febbraio, ospita nei saloni di Palazzo Barberini una mostra monografica sul Arcimboldo pittore rivoluzionario della seconda metà del cinquecento.  

Una raccolta di capolavori autografi, disegni e dipinti, di Giuseppe Arcimboldi meglio noto come Arcimboldo, provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano. Un’occasione eccezionale, anche per la difficoltà di ottenere i prestiti delle sue opere, che spiega la rarità delle esposizioni dedicate a questo artista.

Arcimboldo: artista eclettico e innovativo, antesignano del Dadaismo e del Surrealismo

Formatosi alla bottega del padre, nell’ambito dei seguaci di Leonardo da Vinci, Arcimboldo, pittore, ma anche poeta e filosofo, è celebre soprattutto per le famose “teste composte” di frutti e fiori. Grazie alle sue “bizzarrie” e alle sue “pitture ridicole”, è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell’epoca.

Apprezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, Arcimboldo guadagnò persino il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”. Caduto nel dimenticatoio nei secoli successivi, viene riscoperto negli anni Trenta del Novecento, e da allora considerato il più importante antesignano del Dadaismo e del Surrealismo.

Arcimboldo mostra Roma
Giuseppe Arcibaldo, le quattro stagioni, 1573

Presenti in mostra circa un centinaio di opere tra i capolavori più noti di Arcibaldo come, le Stagioni, gli Elementi, il Giurista, il Priapo (Ortolano), il Cuoco, i ritratti, l’arazzo di Como e le vetrate del Duomo di Milano.  Accanto a questi i suoi preziosissimi disegni acquerellati per le feste di corte, in dialogo con dipinti e copie arcimboldesche, oltre a una serie di oggetti delle famosissime Wunderkammern imperiali, delle botteghe numismatiche e di arti applicate, milanesi e non. Arrivando fino a disegni di erbari, frutta, animali, di cui all’epoca si faceva gran studio al fine di incrementare serre, serragli e giardini ma, anche e soprattutto, la conoscenza scientifica.

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