Lo sposalizio della Vergine: da Perugino a Raffaello Sanzio

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Lo Sposalizio della Vergine è un’opera d’arte che venne realizzata da due importanti pittori italiani. La prima versione Fu quella del Perugino del 1501-1504 conservata al Musée des Beaux-Arts di Caen, in Francia, mentre la seconda fu quella del suo allievo, Raffaello Sanzio data 1504 e oggi visibile alla Pinacoteca di Brera.

Lo sposalizio della Vergine

Raffaello Sanzio e il Perugino furono due artisti molto amici e che, nel corso della loro carriera artistica si influenzarono più e più volte. Il dipinto Lo sposalizio della Vergine ne è proprio un esempio lampante. Raffaello in realtà era un allievo del Perugino e da lui imparò moltissimo e più volte si ispirò alla sua arte per realizzare i suoi capolavori. Questo però causò, specie nell’ultimo periodo artistico del Perugino un momento di crisi tra i due. Raffaello infatti mise spesso in ombra il suo maestro e le sue opere realizzandone delle versioni che lo resero famoso, proprio come nel caso dello Sposalizio della Vergine.

L’opera raffigura il momento in cui Maria esce dal suo periodo monacale e viene subito data in sposa. Secondo la leggenda i pretendenti si dovevano presentare con un ramoscello di ulivo ma solo quello che sarebbe fiorito sarebbe sapere stato quello del futuro marito. Il prescelto ovviamente fu Giuseppe.

Le due opere d’arte sono state esposte, per la prima volta, una accanto all’altra alla Pinacoteca di Brera di Milano durante la primavera-estate del 2016. Il titolo della mostra era infatti “Primo dialogo, Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine“.

Lo sposalizio della Vergine Raffaello

Raffaello Sanzio - Sposalizio della Vergine
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504

Quando Raffaello realizzò Lo sposalizio della Vergine, aveva solamente 21 anni. Era il 1504 e questo dipinto è considerato uno dei suoi primi capolavori. L’opera si ispira chiaramente all’omonimo quadro realizzato dal Perugino ma, grazie all’abilità del Sanzio, l’allievo superò il maestro.

Sebbene la storia rappresentata infatti sia la medesima, questa versione si differenzia per diversi dettagli artistici che riescono a renderla più coinvolgente e reale. In primo luogo infatti il tempio non è più un semplice fondale ma diventa anzi il centro visivo dell’opera. A rendere il dipinto più emozionante vi sono anche i colori più caldi, un primo piano più naturale e la rappresentazione dei personaggi stessi in pose più naturali.

Nel 1958 l’opera del Raffaello subì l’attacco di un pittore rivoluzionario meneghino Nunzio Guglielmi. L’artista infatti infranse il vetro e rovinò l’immagine della Vergine e il centro della scalinata aggiungendo anche un volantino la scritta “Viva la rivoluzione Italia, viva il governo clericale”. I danni fortunatamente non furono particolarmente rilevanti tanto che venne presto restaurata.

Lo sposalizio della Vergine è oggi visibile all’Accademia delle Belle Arti di Milano, nota semplicemente come Pinacoteca di Brera. In origine però, venne realizzata per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città del Castello. Qui vi rimase fino alla fine del ‘700 quando venne acquistata da un generale per rivenderla per 50.000 mila lire. Qualche anno fa, in occasione del cinquecentenario della morte di Raffaello l’opera ritornò nel suo luogo di origine, grazie alla tecnologia 3D

Lo sposalizio della Vergine Perugino

sposalizio della vergine perugino

Lo sposalizio della Vergine del Perugino venne realizzato tra i 1501 e il 1504. L’immagine, sin da un primo sguardo, richiama un’altra opera ben nota dello stesso artista: La consegna delle chiavi affrescata all’interno della Cappella Sistina. I dettagli che uniscono le due opere infatti sono diversi: l’edificio posto sullo sfondo, la pavimentazione geometrica e la sua prospettiva e, infine, le montagne sullo sfondo.

L’edifico effettivamente, è proprio il medesimo e raffigura il Tempio di Gerusalemme, dove Maria seguì un periodo monacale. La rappresentazione del tempio è quella dell’ideale classico del Rinascimento al quale molti artisti si ispirarono basandosi sugli scritti di Leon Battista Alberti.

L’opera venne realizzata per la Cappella del Santo Anello nel Duomo di Perugia, dove era conservata la reliquia dell’anello nuziale della Vergine. Sebbene inizialmente venne commissionata al Pinturicchio, venne poi realizzata dal Perugino.

Per lungo tempo il dipinto venne confiscato durante il periodo napoleonico. Divenne poi parte delle collezioni del cardinale Joseph Fesch che vennero poi acquistate da un libraio di Caen in Normandia. Fu proprio lui a donarla al Museo di Belle arti di Caen dove è ancora oggi visibile il dipinto.

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