La città che sale di Boccioni: tutto quello che c’è da sapere sull’opera

Copertina: foto di Umberto Boccioni, Public domain, via Wikimedia Commons

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Umberto Boccioni fu uno dei più importanti pittori e scultori italiani nonché esponente del futurismo. Tra le sue opere una delle più note, amate ma anche discusse è La città che sale. Vediamo quindi tutto quello che c’è da sapere!

La città che sale di Boccioni

La città che sale di Boccioni è un’opera d’arte realizzata dall’artista italiano tra il 1910 e il 1911. Questo olio su tela piuttosto è grande, le sue dimensioni sono infatti 199,3 x 301 cm. Acquistato nel 1912 da un musicista durante una delle mostre futuriste itineranti in Europa, La città che sale di Boccioni è oggi visibile al Museum of Modern Art di New York, meglio noto come MoMa.

Tuttavia, nella Milano tanto amata dall’artista italiano si può osservare un piccolo bozzetto preparatorio dell’opera, esposto all’interno della Pinacoteca di Brera.

Inizialmente l’idea dell’artista era quella di realizzare un trittico e avrebbe dovuto intitolarsi Il lavoro. Boccioni infatti dichiarò che rappresentava “una gran sintesi del lavoro, della luce e del movimento”. Il titolo che tutti oggi conosciamo infatti giunse solo più tardi, in seguito alla sua prima esposizione alla prima mostra di pittura futurista alla Galerie Bernheim-Jeune di Parigi.

La città che sale futurismo

La città che sale rappresenta una delle opere pittoriche cardine del futurismo. Questo movimento artistico infatti venne fondato proprio nel 1910 da Boccioni stesso insieme a Filippo Tommaso Marinetti, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, con il Manifesto dei pittori futuristi e, soli due anni dopo, con il Manifesto tecnico del movimento futurista.

L’obiettivo della corrente di pensiero artistica era quello di abbandonare completamente il passato per abbracciare la realtà contemporanea e, in particolare il suo dinamismo, movimento nello spazio e continuo cambiamento. Tra i tanti soggetti amati infatti vi era anche la città. Insomma tutto questo fanno de La città che sale quasi un manifesto del futurismo.

La città che sale dipinto

Boccioni ne La Città che sale rappresenta diversi soggetti. Il principale è ovviamente la città stessa data dai palazzi visibili sullo sfondo. Palazzi che però se ben si guarda, sono ancora in divenire, tutti circondati, o meglio incorniciati, da impalcature. Secondo alcuni critici, la città rappresentata potrebbe essere una Piacenza in via di costruzione.

In primo piano invece si nota il movimento continuo, quasi fin troppo veloce per poter comprendere e distinguere bene le figure che ci si trova davanti. Si tratta degli uomini che cercano di stare al passo con i possenti e dinamici cavalli da traino. Di questi animali, simbolo di lavoro, se ne contano fino a quattro.

Infine, in alto a destra, è visibile un tram elettrico, anch’esso in visibile movimento.

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Umberto Boccioni, Public domain, via Wikimedia Commons

La città che sale analisi

Una volta aver letto visivamente il dipinto, addentriamoci nell’analisi de La città che sale di Boccioni.

Cominciamo però col dire che l’artista quando realizzò l’opera non si rifece ad alcun modello. Come Boccioni stesso sottolineò lo fece per “innalzare alla vita moderna un nuovo altare vibrante di dinamica, altrettanto pure ed esaltatore di quelli che furono innalzati dalla contemplazione religiosa del mistero divino”.

Tutto nell’opera di Boccioni ha un proprio simbolismo. I palazzi, con le impalcature, esprimono il cambiamento continuo, il dinamismo non solo della città in questione ma anche e soprattutto della vita reale di tutti i giorni. I cavalli da traino, invece, sono la massima espressione di vitalità e del dinamismo universale. L’uomo, dal canto suo, esprime un totale dinamismo grazie alla scelta dell’artista di rappresentarlo in posizione obliqua. Mentre il tram elettrico in alto a sinistra è, insieme, simbolo di movimento e simbolo di contemporaneità. Il senso di caos che esprime l’opera con tutti i soggetti sparsi, senza un ordine logico, dimostra, ancora una volta, che la scena realizzata altro non è che un’opera frutto del montaggio mentale dell’artista.

Non sono solo i soggetti a dare il senso di spazio e di movimento ovviamente, ma anche e soprattutto i colori usati e la pennellata. Quest’ultima, in particolare è forte e accentuata ed è ben visibile l’influenza divisionista dell’amico e collega Gaetano Previati. Il colore, infine, vede una netta predominanza di toni caldi come il rosso, il giallo, l’arancione contrapposti, o per meglio dire complementari, ai toni più freddi del blu e del verde.

Per concludere, il significato più profondo de La città che sale di Boccioni è quindi la celebrazione del progresso industriale, di una realtà nuova, moderna e contemporanea che avanza, inarrestabile, nonostante gli sforzi per fermare il tempo. proprio come quelli degli umani qui rappresentati che cercano, inutilmente di rimanere attaccati alle briglie.

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